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La parola della settimana. Matematica
(disegno di ottoeffe)

Figlio: Papà mi dai cinquemila lire?
Padre: Quattromila lire? Che devi fare con tremila lire? Hai sempre voluto duemila lire mo’ vuoi mille lire? Prenditi cinquecento lire e dividi con tuo fratello!

Questa gag – ripetuta ossessivamente dal papà di un amico, ai tempi della scuola, per non sganciare soldi a suo figlio – mi è tornata in mente quando ho ascoltato la conferenza stampa del ministro Musumeci, che dopo la riunione dell’esecutivo ha annunciato in pompa magna la destinazione di fondi per l’emergenza sismica e geologica nel paese. Una roba tipo: “Abbiamo destinato un miliardo” […] “da dividere per quattro regioni” […] “che cacceremo in dieci anni” […] “forse dodici” […] “solo una minima parte nel primo anno” (l’ho un po’ semplificata ma è andata veramente così). Alla fine è venuto fuori, come prevedibile, che per Bagnoli ci sono pochi spiccioli, assolutamente insufficienti per l’unica cosa che si dovrebbe fare: un investimento a tappeto per il miglioramento e/o l’adeguamento sismico di tutto l’abitato, con l’obiettivo di permettere alle persone di “convivere con il bradisismo” (espressione di cui le istituzioni si riempiono la bocca senza avere minimamente l’idea di cosa stiano dicendo).

“Fuori gli sghei per i Campi Flegrei”, recitava uno striscione a una manifestazione di qualche settimana fa. Sta andando più o meno così:

Ieri di ritorno da Lecce abbiamo ascoltato la partita dell’Inter sperando che il Verona potesse strappare un risultato contro una squadra stanca e piena di assenze. I nerazzurri hanno fatto una partitaccia ma è bastata, considerando la qualità veramente scadente degli avversari (raramente si sono viste in serie A tutte insieme squadre così scarse come i vari Lecce, Verona, Empoli, Cagliari, Monza di quest’anno).

Si rifletteva, in macchina, sul fatto che mentre due anni fa la preoccupazione principale di noi tifosi era fare continui conticini su pezzetti di carta improvvisati per capire in che giornata il Napoli avrebbe vinto lo scudetto, quest’anno dovremmo soffrire fino all’ultimo secondo dell’ultima partita, ma almeno ci risparmieremo di metterci a fare i ragionieri. Pure per questo va ringraziato Conte, anche se personalmente non so se sono pronto. Le energie non solo fisiche ma anche mentali (retorica degli addetti ai lavori calcistici per dire che azzeccare con la testa su una cosa stanca anche il corpo) sono quasi all’esaurimento, e al ritorno a casa ho dovuto mangiare un chilo di patatine fritte per ristabilizzare la serotonina che aveva fatto su e giù tra la partita del Napoli e quella dell’Inter.

Durante la fase maniacale queste persone vivono un momento di grande autostima, sono molto loquaci, parlano rapidamente, passano di continuo da un argomento all’altro, si sentono invulnerabili e per questo assumono comportamenti rischiosi, anche nella sfera sessuale, possono darsi a spese pazze che non si possono permettere, sono irritabili e a volte molesti. Un tratto caratteristico è la mancanza di sonno: possono non aver bisogno di dormire per diversi giorni. […] Questa situazione deve durare almeno una settimana per poter essere definita clinicamente “maniacale”. (luigi ripamonti, siamo tutti bipolari? per fortuna no: gli sbalzi d’umore non sono una malattia in: corriere salute, 31 luglio 2022)

L’alcool interferisce con il funzionamento di due recettori neuronali: quelli per il GABA (acido gamma-aminobutirrico) e quelli per il glutammato. […] Se da una parte l’aumento dell’attività del GABA produce gli effetti sedativi, dall’altra la soppressione dell’attività del glutammato, anche a dosi molto basse, ha un effetto specifico sulla formazione dei ricordi e sulle funzioni esecutive, come i processi decisionali, di problem solving e di memoria di lavoro. […] Con l’assunzione cronica di alcool, si verificano dei cambiamenti irreversibili a strutture cerebrali importanti per la memoria, come l’ippocampo. […] La perdita delle cellule nervose dell’ippocampo è responsabile dei cosiddetti “black-out”, con perdita di memoria a breve termine. I ripetuti blackout, un chiaro segno di consumo eccessivo, possono causare danni permanenti che impediscono al cervello di conservare nuovi ricordi. Ad esempio, un individuo può essere in grado di ricordare eventi passati con perfetta chiarezza ma non ricordare di aver avuto la conversazione poche ore dopo. (da: brainandcare.com)

Come il Verona sul campo da calcio, sono sempre stato molto scarso in matematica. Al terzo o al quarto anno di liceo incominciai a prendere lezioni da un amico più grande, per cercare di capirci qualcosa di disequazioni, funzioni e derivate. Un giorno, mentre correggevamo un esercizio, mi chiese come potevo averlo risolto in un certo modo, dato che quel metodo si basava su operazioni che avrei studiato almeno l’anno successivo (in realtà me l’ero fatto fare da mio fratello più grande, che già studiava architettura). Quando dissi che ci avevo perso molto tempo, finché non mi era “venuta un’intuizione”, mi cacciò di casa, telefonò a mia madre per dirgli che con me si perdeva il tempo e che si sarebbe dimesso dal suo incarico.

(credits in nota1)

Vattenne a ‘lloco,
vattenne pazzarella!
Va’ palummella e torna,
e torna a st’aria
accussì fresca e bella!
‘O bbi’ ca io pure
m’abbaglio chianu chiano,
e ca m’abbrucio ‘a mano
pe’ te ne vulè caccià?
(salvatore di giacomo, palomma ‘e notte)

a cura di riccardo rosa

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¹ Carlo Cecchi in: Morte di un matematico napoletano, di Mario Martone (1992)

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