
Soltanto nel 2022, donne e uomini sono stati contenuti immobilizzati a letto 7534 volte, in dodici regioni italiane. Il numero è certamente molto più alto, visto che le altre otto non hanno inviato dati utilizzabili o affermano di non averli. Tra queste la Regione Toscana: “I dati richiesti non sono detenuti dalla scrivente amministrazione”, è la sorprendente risposta ricevuta dall’amministrazione, i cui funzionari – forse ignari dell’impegno preso dall’intesa Stato-Regioni dell’aprile 2022 sul monitoraggio delle contenzioni entro luglio 2024 – hanno invitato a rivolgersi direttamente a ciascuna delle aziende sanitarie locali, oppure ai singoli reparti psichiatrici ospedalieri.
Tra le varie strutture, anche in quella di Montalto di Fauglia, gestita dalla fondazione Stella Maris, veniva praticata la contenzione meccanica. Per i maltrattamenti avvenuti in questo luogo è attualmente in corso un processo presso il tribunale di Pisa e domani, martedì 6 maggio, in piazza della Repubblica, in occasione della ripresa del processo – durante la quale verrà ascoltato il nuovo consulente tecnico della difesa – si terrà un presidio in solidarietà alle vittime degli abusi.
Pubblichiamo a seguire alcuni estratti del comunicato scritto dal Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud al termine dell’ultima udienza (febbraio 2025).
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Cinque testimoni della difesa sono stati ascoltati: il medico di base, due assistenti, un infermiere e uno psichiatra. Il canovaccio usato dalla difesa è stato lo stesso delle altre volte: i testimoni chiamati in aula hanno sostenuto che i violenti erano in realtà i ragazzi con autismo; nessuno di loro, hanno dichiarato, ha mai visto i colleghi maltrattare gli ospiti. Non c’è stato alcun riscontro alle riprese delle telecamere installate in sala mensa, che hanno immortalato più di duecentottanta episodi di violenza in meno di tre mesi. Una violenza non episodica ma strutturale. Eppure sia le due assistenti che l’infermiere hanno dovuto ammettere di aver ricevuto delle sanzioni disciplinari dalla direzione della Stella Maris per essere stati ripresi dalla telecamere mentre assistevano, senza intervenire, ad atti violenti contro i ragazzi (una conferma indiretta della conoscenza dei maltrattamenti da parte dei vertici della struttura).
È emersa inoltre, come era già stato messo in evidenza anche durante le udienze precedenti, la mancata formazione del personale da parte della Stella Maris. Una delle due assistenti ha infatti riferito di avere conseguito l’attestato di Oss (Operatrice Socio Sanitaria) solamente nel 2018, quindi dopo gli abusi che risalgono al 2016. Molto importanti in quest’ottica sono stati gli interrogatori del dottor Marinari e dell’infermiere Biagini. Lo psichiatra ha ammesso di avere svolto un doppio ruolo, cosa abbastanza inquietante già di per sé. Come primario della psichiatria territoriale partecipava alle riunioni semestrali con la Stella Maris per la stesura dei piani individualizzati dei ragazzi, mansione per la quale seguiva soprattutto i ragazzi con autismo (il settantacinque per cento dei ragazzi di Montalto). Dopo la pensione è stato poi assoldato dalla società come consulente a contratto e poi ancora come responsabile sanitario della struttura di Montalto fino a oggi. Marinari ha affermato che da primario territoriale della psichiatria proponeva i ricoveri per i ragazzi quando i costi, in caso di assistenza domiciliare oppure di ricovero in struttura al momento della crisi, erano considerati troppo alti dalla Società della salute (consorzio di diversi comuni e delle relative unità sanitarie locali per l’erogazione di servizi sociosanitari, ndr) Ha detto testualmente: «Inserire ragazzi a Montalto era spesso un risparmio economico per la Società della salute».
L’infermiere Biagini ha raccontato in maniera molto asettica il funzionamento dell’infermeria, dove la contenzione era una pratica costante e quotidiana. Ha usato queste parole: «C’era un letto con le contenzioni di tipo meccanico, con cinghie ancorate ai quattro lati del letto, più altre cinghie che venivano usate sopra queste». Come nei manicomi. L’infermiere ha detto anche che questi contenimenti provocavano spesso lesioni e lividi e a volte fratture, citando il caso di un ragazzo con una gamba rotta. Ha poi continuato dicendo che a Montalto di Fauglia non c’erano corsi di formazione su come usare questo tipo di contenzione, ma molta improvvisazione. Testualmente: «Non c’è stato nessun corso sulla contenzione, veniva detto tutto a voce». Lo stesso infermiere ha confermato l’uso dei tappeti contenitivi, pratica che era già emersa durante le scorse udienze. L’utilizzo dei tappeti contenitivi non è stato mai autorizzato né dalla Regione Toscana, né dall’Asl, né dalla Società della salute. I tappeti contenitivi non risultano essere dei dispositivi approvati da utilizzare in caso di contenzione. L’infermiere, a precisa domanda da parte di un avvocato, ha risposto che a oggi nella struttura di Marina di Pisa non usano più questo dispositivo, che è stato sostituito da una non meglio qualificata “coperta di sabbia”. Su questo ulteriore dispositivo di contenzione non è stato possibile avere altre informazioni, dal momento che nessun avvocato si è sentito di chiederne. Ma in cosa consiste questa “coperta di sabbia”? Che tipo di dispositivo è? Chi l’ha autorizzato? Qualcuno prima o poi dovrà dare una spiegazione, soprattutto per i familiari delle persone ospitate nella struttura che meritano risposte chiare e trasparenti.
In generale, la Stella Maris dovrebbe avere il coraggio di prendere una posizione chiara e definitiva contro ogni metodo coercitivo e degradante. Sarebbe importante che la fondazione abbandonasse per sempre qualsiasi pratica di contenzione o di trattamento inumano. Indipendentemente dall’esito del processo, le sofferenze vissute rimarranno impresse nelle coscienze di chi li ha subite e delle loro famiglie. Esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà. La presunta eccellenza della Stella Maris è un grande bluff. A Fauglia non venivano fornite cure o trattamenti terapeutici, ma si perpetravano atti di violenza e trattamenti degradanti e umilianti. Tutte le pratiche di contenzione, tra cui anche i tappeti contenitivi o le “coperte di sabbia” rappresentano, oltre che inaccettabili forme di abuso, uno dei tanti simboli del fallimento dell’utopia psichiatrica. (collettivo antipsichiatrico antonin artaud)