Il centrocampo del Napoli non è ancora completo e sono principalmente tre i nomi avanzati dagli esperti di calciomercato: Yunus Musah valutato sui 30 milioni di euro dal Milan, Fabio Miretti per cui la Juventus chiede oltre 15 milioni, e Giovanni Fabbian del Bologna (ad oggi è solo un’alternativa ai primi due). Si tratta di tre calciatori Under 23, l’intento degli azzurri sembra chiaro: investire su un profilo giovane, sia in una prospettiva futura sia per il posto in lista. In virtù di ciò, è doveroso domandarsi se Antonio Vergara non possa essere la soluzione homemade per il Napoli, anche alla luce di quanto visto in questo ritiro estivo.
Premessa: Antonio Conte punterà certamente sul 4-3-3 che l’ha accompagnato per gran parte dell’annata passata, ma a Dimaro ed a Castel di Sangro ha anticipato uno scenario che si riproporrà spesso: 3-4-2-1 in fase di possesso palla per non rinunciare a nessuno dei quattro big in mezzo (Lobotka, De Bruyne, Anguissa, McTominay). Con questo assetto però, ad oggi, in panchina ci sarebbe solo Gilmour. Inoltre, Zambo in inverno partirà per giocare la Coppa d’Africa con il suo Camerun, rischiando di lasciare il Napoli per quattro, cinque o più partite. Dunque, a maggior ragione il sesto centrocampista che gli azzurri cercano deve essere preparato perché – in uno schieramento tattico o nell’altro, con 50 e più gare da disputare – giocherà. Non è un ruolo da protagonista, ma nemmeno marginale. È naturale poi che la scelta dipenda dalle caratteristiche che si vogliono in rosa. L’obiettivo è una mezz’ala strutturata e di gamba? Quel giocatore può essere Musah, non Vergara. Invece, se l’identikit corrisponde a un calciatore dinamico, con gol e assist nelle gambe, può essere sì Miretti ma anche Antonio Vergara.
Ripercorriamo la breve carriera del classe 2003 di Frattaminore. Cresciuto nei settori giovanili del Napoli, prima stagione tra i professionisti nel 2022/23 in Serie C alla Pro Vercelli, nel 2023/24 alla Reggiana la maledetta rottura del legamento crociato che lo tiene praticamente tutto l’anno ai box. Nell’ultima stagione però, con la stessa maglia in Serie B, si è caparbiamente messo l’infortunio alle spalle. 32 presenze, bottino realizzativo da 5 gol e 5 assist fondamentale per la salvezza del club emiliano, togliendosi lo sfizio di vincere il premio MVP del mese di agosto e miglior Under 23 di dicembre. Insomma, Vergara non ha l’esperienza di Miretti, le apparizioni in Serie A sono 0 contro 83, ma una stagione da protagonista non va ignorata solo perché nella serie cadetta. Il discorso va al di là dei gol e degli assist: sono stati notevoli i numeri, la sostanza e le giocate mostrate.
E qui subentra la questione del posizionamento tattico. Vergara ha doti da fantasista: mancino puro, dribbling, visione di gioco. E infatti, nel corso della sua carriera, in campo ha sempre calpestato la zolla del mezzo corridoio di destra (half space): a volte più da trequartista, altre più da ala. Qui al Napoli però lo “slot libero” è da centrocampista, quindi Vergara dovrebbe arretrare il suo raggio d’azione e svolgere la funzione di mezz’ala di possesso nel 4-3-3 o di vertice destro nel quadrilatero del 3-4-2-1. Ebbene, pare che i presupposti ci siano. A Vergara non mancano la stazza (182 centimetri), lo spirito di sacrificio e le doti difensive per spostarsi più in basso. In Serie B 2024/25, paragonato agli altri trequartisti ed esterni offensivi, è stato il migliore per: contrasti tentati e vinti, tackle e intercetti, tentativi di dribbling fermati, passaggi bloccati. “Vergara ha la cilindrata da Serie A”, aveva detto il suo allenatore alla Reggiana, William Viali, che schierandolo in posizione avanzata ha comunque riscontrato enorme disponibilità e abilità in fase di non possesso. Non a caso ha ricevuto ben 10 ammonizioni.
Vergara alla Reggiana ha fatto il “Politano”, anche le loro heat map sono molto simili (immagine a fine articolo), e qui si apre un’altra possibilità. Se si preferisce spendere tanti milioni su un’altra mezz’ala per una motivazione tecnico-tattica, il classe 2003 potrebbe comunque rimanere in rosa ma in qualità di jolly. Con la possibilità di giocare da esterno offensivo, seconda punta, trequartista, mezz’ala, Vergara diventerebbe il Raspadori o l’Elmas di turno. A patto che il minutaggio ci sia. Se il ragazzo non è ritenuto abbastanza pronto, tanto da spendere fior di milioni per Miretti o Musah, allora è giusto cederlo in prestito per dargli spazio, con la speranza di ritrovarlo tra un anno. Però, dati alla mano, è davvero impensabile dare una chance ad Antonio Vergara in questo Napoli?
(Dati calcolati su 90 minuti, giocatori con almeno 2000 minuti giocati. Fonti: Opta; SofaScore; Transfermarkt)