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La visione dietro i nuovi occhiali di Meta

I Meta Ray-Ban Display sono i primi con uno schermo nella lente e una nuova scusa per provare a dare un senso al metaverso

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I Ray-Ban Meta Glasses, gli occhiali tecnologici con cui si possono fare foto e video, stanno diventando i prodotti fisici più venduti da Meta, e proprio per questo l’azienda sta provando a capitalizzare il più possibile quel successo. Questa settimana Mark Zuckerberg, il CEO della società, ha presentato una nuova versione degli occhiali con una novità attesa da tempo: un minuscolo schermo che si attiva su una delle due lenti per mostrare applicazioni, condividere contenuti e scegliere la musica da ascoltare. Nelle intenzioni di Zuckerberg, i nuovi occhiali faranno da tramite per i servizi di intelligenza artificiale di Meta e in certa misura serviranno per rimettere insieme i cocci del “metaverso”, il suo progetto che finora non ha funzionato.

I Meta Ray-Ban Display ricordano i Google Glass, gli occhiali per la realtà aumentata che una decina di anni fa Google aveva provato a sviluppare senza grande successo. I tempi non erano maturi e a differenza di Meta la società all’epoca non poteva contare sull’aiuto di EssilorLuxottica, la gigantesca multinazionale che di fatto controlla il mercato mondiale degli occhiali con decine di marchi, compreso Ray-Ban. I progettisti di Google avevano immaginato una montatura essenziale con un piccolo prisma, che avrebbe mostrato immagini a chi la indossava, sovrapponendo immagini virtuali a quelle reali, la cosiddetta “realtà aumentata”. Meta ha raggiunto lo stesso obiettivo, ma con una soluzione più pratica e con le famose e riconoscibili montature di Ray-Ban.

I nuovi occhiali mostrati mercoledì da Zuckerberg, nel corso dell’annuale evento per gli sviluppatori a Menlo Park (California), ricordano la versione precedente con le fotocamere inserite nella montatura e le stanghette molto spesse, per contenere l’elettronica e le batterie che fanno funzionare il sistema. La novità più rilevante, cioè lo schermo proiettato su una delle due lenti, è in realtà la più nascosta: le immagini sulla lente sono infatti visibili solo a chi indossa gli occhiali e non a chi si ha intorno. L’interfaccia è semplice ed essenziale e lascia sempre vedere in trasparenza ciò che si ha davanti, per evitare di essere troppi distratti dalle immagini proiettate.

Il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, durante la presentazione dei nuovi occhiali (AP Photo/Nic Coury)

Per controllare ciò che avviene sullo schermo si possono usare i comandi vocali, oppure un bracciale da indossare al polso che ricorda gli “smart band” per l’attività fisica. Il dispositivo riconosce i movimenti delle dita e li traduce in comandi da fare eseguire agli occhiali, come aprire una notifica, usare la fotocamera o rispondere a una chiamata. Un futuro aggiornamento renderà possibile scrivere risposte ai messaggi, disegnando le parole con un dito su una superficie.

Anche per i Meta Ray-Ban Display, Zuckerberg ha insistito molto sulla presenza di sistemi di intelligenza artificiale, che collegati alle fotocamere permettono agli occhiali di “vedere” che cosa hanno intorno e offrire consigli e suggerimenti a chi li indossa. Dal palco ha quindi annunciato una dimostrazione in tempo reale, che però è fallita. L’AI degli occhiali avrebbe dovuto consigliare i vari passi di una ricetta per preparare una salsa, ma il sistema si è piantato quasi subito rendendo impossibile la dimostrazione.

Qualche altro imprevisto durante la presentazione ha suggerito che i nuovi occhiali abbiano ancora qualcosa da sistemare, benché la loro messa in vendita negli Stati Uniti sia prevista per il prossimo 30 settembre. Costeranno 799 dollari, circa il doppio rispetto alla versione precedente, che ha però meno funzionalità (ne è stata comunque presentata una nuova edizione). Meta dice che con un utilizzo medio la carica dura circa 6 ore, ma le stime sull’autonomia di questi prodotti sono spesso ottimistiche e dipende molto da come vengono utilizzati.

Le prime recensioni sui nuovi occhiali sono state nella maggior parte dei casi positive, soprattutto per quanto riguarda la visibilità e la luminosità dello schermo che si attiva nella lente. È molto evidente, ma al tempo stesso non ostacola troppo la vista ed è ben visibile anche alla luce solare grazie alle lenti di tipo Transitions, quelle che si oscurano se ci si trova al Sole. Il bracciale per inviare i comandi ha ricevuto recensioni positive, anche se occorre prendere dimestichezza con i movimenti delle dita necessari per gestire gli occhiali.

Negli ultimi anni Meta ha faticato più di altre aziende tecnologiche nello sviluppare nuovi prodotti che, in un modo o nell’altro, si potessero adattare ai servizi offerti dalla società come Instagram, Facebook e WhatsApp. La società ha speso circa 100 miliardi di dollari per sviluppare e promuovere prima i caschi per la realtà virtuale, poi soluzioni ibride per la realtà aumentata e infine il concetto di metaverso, cioè l’idea di un’evoluzione dei suoi social network verso un ambiente con un misto di elementi reali e virtuali. L’improvviso successo di ChatGPT e in generale delle intelligenze artificiali ha portato la società a rivedere i propri piani, abbandonando almeno in parte il concetto iniziale di metaverso, che ora sta cercando di ridefinire.

Durante la presentazione di mercoledì, Zuckerberg ha chiaramente provato a salvare la parola, che del resto dà persino il nome alla sua società Meta, dandole un significato un po’ diverso: «Il nostro obiettivo è realizzare occhiali dall’aspetto accattivante che offrano una superintelligenza personale e una sensazione di presenza attraverso ologrammi realistici. L’unione di queste idee è ciò che chiamiamo Metaverso». Nei piani di Zuckerberg nei nuovi occhiali dovrebbero quindi confluire gli sviluppi degli ultimi anni in vari settori di Meta, portando le AI su un prodotto fisico prima della concorrenza, che sta faticando a ideare nuovi dispositivi al di là degli smartphone.

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