Comportamenti delle guardie a Torino #8. I piantoni della stazione ferroviaria

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Comportamenti delle guardie a Torino #8. I piantoni della stazione ferroviaria
(collage di stefania spinelli)

Dall’ultima primavera ci sono i tornelli alla stazione di Porta Nuova. I viaggiatori, per accedere ai binari, devono presentare il biglietto agli operatori di guardia, oppure sono tenuti a mostrare il codice del loro titolo di viaggio a una macchina automatica. I varchi sono presidiati da uomini con la divisa di Fs Security, la società di Ferrovie dello Stato dedicata a garantire la sicurezza in stazione e sui treni. Hanno i giubbotti blu, le insegne di Ferrovie dello Stato sulla schiena e non portano armi. Insieme a loro ci sono anche guardie private con divise blu scuro, pantaloni stretti e pistola nella fondina; portano il logo di Securitalia sul petto. I guardiani attendono eretti accanto ai varchi, attorno le persone corrono, trascinano valigie, fissano i tabelloni delle partenze. Si vede un bar con una vetrata che s’affaccia sui binari, un cuboide di vetro dove su scaffali rosa si vendono borse e braccialetti. Di fronte un negozio di cosmetici con le pareti ancora rosa.

È il tardo pomeriggio d’un giorno lavorativo di settembre, Said è stato dal dentista a Torino e deve prendere in fretta il treno per tornare al suo paese nella provincia di Biella. Il treno parte fra cinque minuti, Said non ha tempo di acquistare il biglietto. Raggiunge una guardia di Fs e chiede di passare oltre il varco, vuole pagare in carrozza e tiene la carta di credito fra le dita. Il piantone lo guarda dritto negli occhi, in modo aggressivo, si erge eretto e rigido e fa segno di andare via.

Said raggiunge le biglietterie automatiche, ma è troppo tardi per stampare il biglietto giusto. Ora digita i suoi dati e richiede il titolo di viaggio per l’ora dopo, anche se il treno scelto lo porterà in un paese che dista diversi chilometri da casa sua. Said si dirige verso l’uscita di via Sacchi per comprare un panino al primo bar sotto i portici. Mentre esce, alza il braccio e mostra alla guardia il biglietto. La guardia di Fs Security raggiunge Said e chiede: «Cosa vuoi? Cosa vuoi?»; poi mette una mano sul braccio del viaggiatore. Said prova a divincolarsi e zac, tutto accade in due, tre secondi, zac, la guardia colpisce duro il suo zigomo.

Said è confuso, prende il telefono per chiamare la polizia ma non riesce a digitare il numero. Ora è circondato da altre guardie dei tornelli. L’uomo di Fs Security è tornato al suo posto, ma un suo collega intima a Said di non muoversi. Arrivano gli agenti di polizia: uno va dall’aggressore, quattro invece stanno attorno a Said. Gli agenti sono sbrigativi e gli chiedono: «Da dove vieni? Cosa fai qui? Documenti». L’uomo si muove a rilento, ma trova il permesso di soggiorno e lo porge.

Said mostra la guardia violenta. «Non indicarlo, parla con noi!», dicono i poliziotti. A stento Said riesce a raccontare la sua storia, sembra che gli agenti non vogliano ascoltarlo, o non siano interessati. Un poliziotto lo interrompe, poi un secondo, ancora un terzo. Aumenta la confusione e Said fa fatica a parlare, incalzato dalle domande: «Hai capito? Hai capito?». L’uomo non sta bene e qualcuno ha chiamato l’ambulanza. «Vuoi fare denuncia o vai al pronto soccorso?», chiede il primo agente. Said vorrebbe prima fare denuncia, poi andare in ospedale. «No, no», dicono gli agenti mentre si allontanano. Said sale sull’ambulanza, disposto a trascorrere la notte in pronto soccorso per un referto redatto al sorgere dell’alba. (dora griot)

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