
15 maggio: il governo italiano e la Emirates Team New Zeland annunciano che la trentottesima edizione della America’s Cup Louis Vuitton si svolgerà a Napoli nell’estate 2027. Il centro nevralgico sarà il litorale di Bagnoli. La politica nazionale e locale si affanna a rivendicare un grande successo, ma in realtà le altre contendenti a ospitare la manifestazione si erano ritirate per la poca convenienza e gli eccessivi esborsi di denaro pubblico. Fratelli d’Italia piazza per le strade della municipalità giganteschi cartelloni con scritto “Grazie Giorgia!” e sullo sfondo una barca a vela. Il sindaco Manfredi, commissario per Bagnoli, sostiene che una delle cose più importanti della Coppa a Napoli è che accelererà la bonifica e rigenerazione del Sin Bagnoli-Coroglio. Un paio di mesi prima, Manfredi e Meloni avevano modificato con una sospetta fretta le leggi che obbligavano a rimuovere la colmata a mare. Quando si ricominciò a parlare della sua permanenza, commentammo: va bene, volete lasciarla lì? Allora blindatela e scrivete da qualche parte che sarà utilizzata esclusivamente per l’accesso al mare libero e gratuito dei napoletani. Nessuna risposta, anzi sì: dopo un paio di mesi viene fuori che ci costruiranno il villaggio per i velisti della Coppa.
6 giugno: Altreconomia pubblica un articolo di Lucia Tozzi sulla competizione che smonta la retorica della “convenienza per tutti” di una iniziativa di questo genere, richiamando il caso Barcellona, molto contestato nella stessa città catalana.
Sul periodico La Directa è emerso che il numero dei visitatori è stato calcolato contando chiunque passasse sul lungomare nei due mesi dell’evento, ed è quindi ben lontano dai 2,5 milioni preventivati e dai circa 1,8 milioni dichiarati. Del resto, per l’edizione del 2013 a San Francisco erano stati previsti 2,6 milioni di visitatori ma quelli effettivi furono 182mila, mentre ad Auckland nel 2021 se ne contarono 52mila a fronte di 860mila annunciati. Inoltre, l’audience televisiva globale dell’edizione di Barcellona non è stata, come viene spacciato, di 941 milioni di persone ma di 64,8, circa un quindicesimo. I finanziamenti pubblici a fondo perduto hanno raggiunto i 58,8 milioni di euro, mentre le autorità portuali hanno dovuto ammettere che la Coppa ha prodotto perdite per 3,5 milioni di euro. I post nella piattaforma “No a la Copa América”, che riunisce più di 145 comitati e associazioni, testimoniano che il lavoro […] è diventato più precario, e che mentre i team coinvolti si sono portati i loro lavoratori specializzati, ai catalani è stato chiesto di fare volontariato.
Giovanni Squame intanto risponde su Repubblica Napoli a un intervento dell’ex vicesindaco Marone, che ancora attaccava, a trent’anni di distanza, il piano esecutivo per Bagnoli, che tra le altre cose prevedeva la nascita di un grande parco verde e il ripristino della linea di costa, con una grande spiaggia per tutti.
Attribuire la responsabilità del mancato decollo alle scelte di piano è operazione ingenerosa. Non si sottolinea invece abbastanza che quelle scelte presupponevano un intervento tutto pubblico: è razionale, un grande servizio pubblico esige un grande investimento pubblico. […] Lo stesso criterio potrebbe essere allargato alla gestione della grande spiaggia che, ricordiamo, già è limitata dalla prevista realizzazione di un porticciolo per circa settecento barche. […] La Coppa America coi suoi soldoni può essere la soluzione? Qualcuno ci spera e la invoca, bando alle ideologie. Si ricompongono i rimorsi e i pentimenti e come con una bacchetta magica si risolve un problema fermo da venticinque anni. Tutti ne ricaveranno benefici e i napoletani, quelli che non hanno le barche per solcare i mari verso i paradisi vacanzieri, dovranno continuare ad affollarsi tra Rotonda Diaz, Vigliena e un poco di Posillipo.
11 giugno: Luigi Roano firma un articolo sul Mattino in cui attacca la rete di associazioni e gruppi politici che il giorno prima si era incontrata all’ex Asilo Filangieri per avviare un percorso collettivo di opposizione alla competizione.
Roano sostiene che dietro quest’incontro ci sia un tentativo di destabilizzare il “modello Napoli” e la sinergia tra comune e governo. Secondo la fantasiosa ricostruzione la rete strizzerebbe l’occhio a una alleanza in fieri tra de Magistris (basta, ancora lui!) e l’uscente non candidabile governatore De Luca. Secondo Roano i “centri sociali” sarebbero stati i più attivi partecipanti all’assemblea: in realtà (Roano non era presente, noi sì) c’erano pochissimi militanti della sinistra “antagonista”. C’erano invece molti professori universitari, esperti di diritto, urbanisti, membri della società civile. Roano magnifica Manfredi e Meloni per aver portato turisti e Coppa a Napoli, e attacca il piano De Lucia, per contestare l’idea del parco pubblico e della spiaggia libera.
Lo stesso giorno il Corriere del Mezzogiorno pubblica un articolo di Fabrizio Geremicca che racconta dell’assemblea, ma anche un pezzo, con annesso titolone, sui “numeri da record” della Coppa America. La fonte è uno studio del ministero del turismo sulla base di dati forniti da Unimpresa; il rapporto è stato presentato dalla ministra Santanchè al convegno di Confindustria Nautica. Nel documento le cifre sono approssimative, e si comincia a capire: che il governo metterà un sacco di soldi in questa cosa; che si arricchiranno solo albergatori e ristoratori; che nessun elemento attendibile esiste su quello che chiamano impact value, tra i cui “potenziali beneficiari” ci sarebbero studenti, associazioni sociali e ambientali. Senza alcuna base reale, Santanchè sostiene che “ogni euro investito nella manifestazione raddoppierà il suo valore sociale per stakeholder e territorio e, nel lungo periodo, lo potrebbe addirittura quadruplicare”.
20 giugno: viene approvato in consiglio dei ministri un decreto che assegna l’onore e onere dell’organizzazione della Coppa a Sport e Salute. L’azienda, che fa capo al ministero dello sport, avrà sette milioni e mezzo di euro per le prime spese. Il decreto sollecita la Cabina di regia dell’ente commissariale per Bagnoli a “rimodulare gli interventi già previsti nell’ambito del programma di risanamento ambientale al fine di individuare quelli prioritari necessari alla realizzazione dell’evento”. Un comitato tecnico di undici componenti, di cui sei nominati dagli organizzatori, tre dal governo, uno da Sport e Salute e uno solo dal comune di Napoli, prenderà le decisioni. È il primo caso al mondo di un commissario governativo commissariato da un ministero (in cambio, come “contentino”, il Comune potrà spendere, per favorire gli interventi necessari alla competizione, novanta milioni in deroga alle regole di bilancio – questa cosa è da ricordare ogni qual volta da palazzo San Giacomo ci diranno: “Eh, ma non ci sono i soldi per fare questo intervento”).
Manfredi ci mette qualche giorno a riorganizzare le idee, ma alla fine chiede poteri speciali (per lui) e strumenti di semplificazione per gli interventi sul molo San Vincenzo e la terrazza a mare di San Giovanni a Teduccio, per i posti barca a Nisida e al Molosiglio, al fine di eludere le autorizzazioni ambientali (lo dice chiaramente, senza giri di parole). Il consiglio comunale è confinato a una specie di assemblea di condominio, anzi meno, perché nel merito delle questioni non può neppure discuterne.
24 giugno: scendono in campo gli imprenditori napoletani con un documento di “visione strategica” scritto dall’Unione Industriali, che propone una “collaborazione istituzionale rinnovata tra pubblico e privato”. In realtà, è una proposta a stravolgere i piani esistenti, peraltro ormai già ampiamente stravolti, “basati su scelte ideologiche fatte più di trent’anni fa”. Il testo ha il pregio di parlare chiaro e mostrare la posizione dei possibili investitori locali, preoccupati dal piano Manfredi-Meloni che strizza invece l’occhio al grande capitale internazionale. Le proposte? No al parco verde, al suo posto “resort per ospiti con alto potenziale di spesa”, ristoranti, centri congressi, e affidamento ai privati delle aree dedicate allo sport.
1 luglio: manifestazione organizzata dagli abitanti del Borgo Coroglio, che con l’ente commissariale stanno gestendo una complicata procedura di esproprio. Paola Minieri, rappresentante del comitato di residenti, denuncia l’assenza di dialogo con Invitalia rispetto ai tempi, sfida le istituzioni “a presentarsi con le ruspe”, comunica le imbarazzanti cifre delle valutazioni immobiliari fatte dall’ente commissariale (cinquantamila euro per una casa all’ultimo piano con vista mare, una cifra con cui non acquisti nemmeno un monolocale a sessanta chilometri dalla città). “La gente del Borgo ha sopportato l’inquinamento della fabbrica, il caos delle discoteche e adesso che viene un po’ di benessere ci cacciano via pretendendo di darci quattro spiccioli?” Al momento è noto che gli inquilini avranno una prelazione sul riacquisto degli immobili, che però, rigenerati, costeranno quattro o cinque volte tanto rispetto all’indennizzo. Minieri chiude il suo intervento: “Bloccheremo la Coppa America, diremo a tutto il mondo quello che sta succedendo qui”.
8 luglio: Repubblica Napoli pubblica un intervento di Michelangelo Russo, direttore del dipartimento di Architettura della Federico II. Russo scrive dell’importanza del mare per la città, un mare che è “cultura, storia, paesaggio, identità collettiva, memoria e possibilità” e si entusiasma per l’assegnazione della Coppa America che dà allo stesso “una rinnovata centralità”. Non si capisce se sia ingenuità, cerchiobottismo, o una candidatura a essere coinvolto nelle operazioni, ma nello stesso articolo Russo prima accoglie con soddisfazione la richiesta di poteri speciali avanzata dal sindaco (“segno di profonda sensibilità”) e poi avanza richieste per un miglioramento delle condizioni di accesso al mare per i napoletani. Più sincera e convincente appare la proposta dei comitati per il mare libero e della rete di opposizione alla Coppa (e a tutto quello che avete letto in questo articolo): “Dopo aver informato la cittadinanza dei progetti speculativi del potere, lanciamo la mobilitazione nazionale di domenica 13 luglio a Bagnoli, che consisterà nella presa della battigia per affermare che l’unica grande opera che vogliamo è una vera bonifica e la rimozione della colmata, il ripristino dell’intera linea di costa per la libera, gratuita e pulita balneazione, oltre che la nascita di un grande parco urbano. Non possiamo permettere che dopo decenni di devastazione la baia di Bagnoli diventi una zona esclusiva per ricchi con resort, alberghi e yacht di lusso, che distruggerebbe per sempre la promessa di recuperare la costa per il mare e per il verde”. (riccardo rosa)