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La parola della settimana. Pianeta
(disegno di ottoeffe)

«La Terra è cattiva, non dobbiamo addolorarci per lei».
«Cosa?».
«Nessuno ne sentirà la mancanza».
«Ma dove crescerà Leo?».
«L’unica cosa che so è che la vita sulla Terra è cattiva».
«Potrebbe esserci vita in altri luoghi…».
«…ma non c’è».
«E tu come lo sai?».
«Perché io so le cose».
(dialogo tra justine e sua sorella claire, melancholia, di lars von trier)

Siccome le cose non vanno un granché ultimamente, ho deciso di calcare la mano e mi sono rivisto in tre giorni tre film di Lars von Trier. Fine del mondo, scoramento, depressione, vendetta, calamità, fustigazione avrebbero tutte potuto essere parole della settimana. Ma non lo sono.

Ho visto per la prima volta sia Dogville che Melancholia a un cineforum che alcuni amici tenevano nell’aula delle Mura Greche a palazzo Corigliano, sede dell’Orientale, luogo che nei miei primi anni di università mi sembrava frequentato da gente interessante, pieno di angoli stimolanti (c’era una radio in un’aula occupata proprio sopra le Mura Greche, che oggi è un insopportabile cubo bianco per lezioni che vanno quasi sempre deserte), di continui confronti, e anche scontri, di vario genere.  

Del cineforum ho parlato qualche tempo fa a uno studente al primo anno di lingue e letterature moderne. Mentre provavo a dirgli del lavoro di preparazione, delle riflessioni pre e post proiezione, delle connessioni che si cercava di costruire con l’attualità, lui non riusciva a non farmi domande che solo dieci anni prima sarebbero parse di un altro pianeta. Del tipo: «Eh, ma si teneva l’università aperta dopo le sei?», oppure «E il rettore lo faceva fare?», o ancora «Eh, ma per i film scaricati da internet nessuno rompeva le scatole?». In effetti i film erano scaricati illegalmente, al rettore solo a volte veniva mandata una mail o un volantino per conoscenza dell’iniziativa, e lo stesso si faceva con le guardie giurate che rimanevano a sorvegliare il palazzo preoccupandosi appena che non si esagerasse con la birra e le bottiglie in vetro.

(dal blog del Cineforum Orientale 2.0)

Riguardando più attentamente Dogville (2003) mi sono accorto di non aver dato adeguata importanza, a suo tempo, a una scena che in un certo senso ne anticipa un’altra, centrale, in Melancholia (2011).

Nel primo film c’è Grace (Nicole Kidman) che viaggia su un furgoncino pieno di mele, dove si è nascosta per scappare dalla città. A un tratto il furgoncino viene fermato e Ben, guidatore e proprietario del mezzo in pieno spettro autistico, la stupra minacciandola di consegnarla alla polizia se avesse proferito parola.

Quella scena mi è sembrata rimandare a un momento chiave di Melancholia, quello in cui Justine (Kristen Dust) premonisce la propria depressione dovuta alla consapevolezza di una fine del mondo imminente, e si immagina addormentata sul letto del fiume come Ofelia, che in un fiume si suicida dopo aver preso atto della follia del suo Amleto, in realtà fintosi pazzo.

Mentre Justine però, “sa le cose”, e sa che l’impatto con un gigantesco pianeta blu sta per distruggere la Terra, Grace non sa nulla, eppure con la stessa imperturbabilità accetta il destino, giacendo inerme tra le mele, prima, durante e dopo lo stupro, convinta di dover comprendere, se non giustificare, tutto il male che le viene e le verrà fatto («Tu, la mia cara figlia, perdoni gli altri con delle scuse che poi mai al mondo permetteresti a te stessa»).

Grace può essere letta come una rappresentazione di Cristo, figlio del dio onnipotente e vendicativo del Vecchio Testamento, che lascia il regno del padre per andare in terra e mondare gli esseri umani dei loro peccati, sacrificando la propria vita per loro. […] Allo stesso modo, lei si presta a essere sacrificata per la salvezza morale di Dogville, lasciandosi umiliare e torturare per il raggiungimento di un bene superiore, quello morale, appunto. […]

Grace distrugge Dogville, teatro del suo estremo sacrificio, come l’Io sacrificale che sfugge a un Super Io vendicativo, per poi accettare di compiere una spaventosa vendetta. Nel momento in cui Grace dà l’ordine di uccidere tutti eccetto il cane, noi spettatori godiamo della sua vendetta. Proviamo una soddisfazione infantile e feroce nel vedere ripagati i torti subiti dalla protagonista. […]

Von Trier descrive nel personaggio di Grace una anti-Cenerentola, che non viene ripagata con l’amore per essersi fatta maltrattare con educazione e gentilezza; una versione femminile del Tito Andronico di Shakespeare che pretende sangue per sangue, mano tagliata per mano tagliata, figlio per statuetta. Per il regista probabilmente non esiste alcun bene superiore, non esiste alcun dio misericordioso che ci ripaga dei sacrifici che ci siamo autoinflitti, ma solo un dio vendicativo e onnipotente. (valeria colasanti, dogville. di lars von trier, in: doppio sogno. rivista internazionale di psicoterapia e istituzioni)

Va detto che se davvero esiste un dio vendicativo e potente siamo probabilmente spacciati, perché deve averne le palle piene di noi tutti:

La Cop30, dove si decide come evitare che il pianeta bruci a causa del riscaldamento globale, è stata sospesa per un incendio (wired, 20 novembre 2025).

Eppure una volta “sapute le cose” si potrebbero ancora immaginare delle strategie:

Scoperta una Super-Terra, c’è vita sul pianeta GC 251 C?
Il pianeta è a “soli” venti anni luce da noi. E potrebbe ospitare acqua

(adnkronos, 24 ottobre 2025)

Le ricette non mancano:

I filtri nei condizionatori aiutano a salvare il pianeta (hdblog.it, 28 ottobre 2025)

A Spoleto un murale per salvare il pianeta (spoletonline.com, 19 settembre 2025)

Più tasse a Bezos per salvare il pianeta: maxi striscione di Greenpeace a Venezia (vez.news, 23 giugno 2025)

Salvare il pianeta… dagli ambientalisti (corriere della sera, 25 settembre 2025)

Diamo dunque il benservito a ogni Grace e Justine che ci tormenta il cervello: ciò che conta è agire!

La Danimarca vuole salvare il pianeta… macellando nel suo regno balene e delfini (tviweb.it)

− questo sì che lo farà ammattire, povero principe.

(credits in nota 1)

a cura di riccardo rosa

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¹ Pino Micoli e Giulio Pizzirani in: Amleto, di Maurizio Scaparro (1973)

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