La proposta europea “Chat Control” è stata accantonata

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La proposta europea “Chat Control” è stata accantonata

Molto contestata per i possibili rischi per la privacy, era stata promossa dalla Danimarca che ora ha cambiato idea

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Giovedì il governo della Danimarca – che fino alla fine dell’anno ricopre la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che detiene il potere legislativo insieme al Parlamento Europeo e che rappresenta i governi dei 27 paesi membri – ha detto di aver cambiato idea su una controversa proposta di legge «per la prevenzione e la lotta contro l’abuso sessuale sui minori» nei messaggi privati online. La proposta prevedeva che nei paesi dell’Unione praticamente qualsiasi conversazione privata in digitale fosse sottoposta a un controllo, ed era stata molto criticata da esperti, attivisti e associazioni a difesa della privacy.

È una proposta di cui si parla da 3 anni ma all’inizio della sua presidenza, a giugno, la Danimarca aveva detto di voler procedere con l’approvazione in Consiglio. In questi mesi non è però riuscita a convincere un numero sufficiente di altri paesi dell’Unione, e in vista della fine del semestre di presidenza, ha deciso di proporre un’alternativa meno drastica.

Il regolamento in discussione si chiama CSAM (da Regulation to Prevent and Combat Child Sexual Abuse), ma è noto soprattutto come “Chat Control”, nome scelto dai critici dell’iniziativa proprio per evidenziare i rischi per la privacy di un controllo generale di tutte le conversazioni. Era stato proposto nella primavera del 2022 dall’allora commissaria europea per gli Affari interni, la svedese Ylva Johansson, ed era finito più volte al centro di discussioni e accesi confronti nelle istituzioni europee, che avevano rallentato il suo percorso di approvazione.

La proposta è che ogni messaggio, audio, foto o video inviato su piattaforme come WhatsApp, Telegram o Gmail venisse controllato dalle aziende tecnologiche prima di essere inviato al destinatario. Le associazioni a favore del nuovo regolamento sostenevano che un controllo preventivo dei messaggi avrebbe permesso di bloccare la diffusione di immagini pedopornografiche e di intercettare i tentativi di adescamento online.

Numerosi esperti di diritto online, di tutela della privacy e di libera espressione avevano però fatto notare come un sistema di controllo preventivo fosse altamente problematico. I rischi più grandi riguardavano l’indebolimento della crittografia end-to-end, cioè del sistema che molti servizi per i messaggi come WhatsApp utilizzano per rendere leggibili i contenuti solamente a chi li invia e a chi li riceve.

Sulla nuova decisione della Danimarca ha influito molto la posizione della Germania. Il nuovo governo di coalizione guidato da Friedrich Merz aveva mostrato qualche apertura, ma anche forti riserve sul funzionamento del sistema e sui rischi legati alla tutela della privacy. All’inizio di ottobre la ministra della Giustizia tedesca Stefanie Hubig aveva però tolto ogni dubbio, dicendo pubblicamente che si trattava di un «controllo delle chat ingiustificato». L’Italia aveva mantenuto per un po’ una posizione ambigua e poi negli ultimi mesi era diventata cautamente favorevole.

Ora la proposta alternativa della Danimarca è rinnovare la legge che prevede che le aziende tecnologiche possano fare questo tipo di controlli volontariamente, che altrimenti scadrebbe ad aprile del 2026. Se il Consiglio raggiungerà una posizione comune su questa nuova impostazione, ci saranno poi i negoziati con il Parlamento per arrivare a un testo condiviso.

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