L’indifferenza delle istituzioni campane all’emergenza ambientale del Lago Patria

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L’indifferenza delle istituzioni campane all’emergenza ambientale del Lago Patria
(archivio disegni napolimonitor)

Puntuale ogn’anno, come il due novembre della Livella di Totò, si ripresenta a ogni estate la solita ostruzione coatta alla foce del Lago Patria. La diga di sabbia è stata piazzata all’inizio di luglio, più o meno come lo scorso anno, quando la manomissione artificiale della foce determinò la morìa di pesci per ipossia, con relativa emersione a galla dei cadaveri. Questa manovra, che deturpa gravemente l’ecosistema del lago, avrebbe lo scopo di “preservare” il tratto di costa tra Varcaturo e Ischitella dai reflui che si riversano nel bacino. L’unico risultato è però, piuttosto, quello di trasformare il lago in una vasca stagnante dove la temperatura si innalza a dismisura e la fauna acquatica muore soffocata.

Dal 1999 il lago fa parte della Riserva naturale Foce Volturno-Costa di Licola, un’area protetta regionale che ha accorpato e ampliato altre aree già protette. “È una questione che denunciamo da anni, ma che continua a ripetersi”, dichiara Giovanni Sabatino, presidente dell’Ente Riserva Foce. “Nel lago arrivano, a mezzo della centrale idrovora di Patria, le acque provenienti dal canale Vena, per una superficie complessivamente drenata di circa duecento chilometri quadri. Tutto il carico inquinante arriva così al lago. A settembre 2024 abbiamo costituito un tavolo tecnico con attori istituzionali e non, per opporci all’uso criminale del lago come discarica dove vengono smaltiti rifiuti soprattutto liquidi di natura organica, ma anche chimica, attraversando i canali di aree a forte vocazione agricola”. Il tavolo sembra ben apparecchiato: vi partecipano il presidente della Commissione regionale ambiente, Giovanni Zannini; il  vice presidente della Commissione parlamentare ecomafie, Francesco Emilio Borrelli; e poi Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della regione Campania, Maria Antonietta Troncone, procuratore capo di Napoli Nord, Gabriella Maria Casella, presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, e ancora i sindaci di Castel Volturno, di Villa Literno e l’ex primo cittadino di Giugliano. Tuttavia, misure concrete per l’individuazione degli scarichi illegali non sono state ancora prese e dopo quasi un anno, l’“usanza” si ripete puntuale (nessuna risposta o dichiarazione in merito ci è stata fornita dalla polizia municipale di Castel Volturno, che ha giurisdizione sulla foce; da quella di Giugliano, che ha giurisdizione sul lago; dalla protezione civile e dalle segreterie dei sindaci).

Come storicamente documentato, fasi di profonda distrofia estiva del Lago Patria, con morìe di massa della fauna ittica, si verificavano regolarmente anche negli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo. Tuttavia, si legge in uno studio del Cnr-Irsa, “il precipitare delle condizioni ecologiche del lago, con relativi episodi di mortalità in massa nel periodo estivo, è dovuto in modo preponderante allo scarso ricambio col mare, a causa dell’occlusione, quasi costante, del tratto finale del canale di foce per l’apporto di sabbia dovuto alle mareggiate. L’occlusione è talvolta favorita, o volutamente mantenuta – specie in periodo estivo, quando il lago avrebbe maggior necessità di ricambio delle acque – per non compromettere la balneazione (e gli interessi economici) nei lidi presenti sugli adiacenti tratti di costa”.

A fronte della progressiva e selvaggia urbanizzazione del territorio, avvenuta senza la realizzazione di infrastrutture fognarie adeguate e di depurazione degli scarichi, un question time del 2017 di due consiglieri comunali di Giugliano chiedeva al presidente del consiglio di rendere conto degli atti compiuti dall’ente per subentrare alla Regione nella realizzazione del progetto di risanamento del bacino. Sebbene l’ordinanza del commissario alla depurazione che approvò il progetto esecutivo sia del settembre 2005, quest’ultimo non solo a oggi non è stato completato, ma neppure è dato conoscerne lo stato dell’arte. Lo sversamento del sovrappieno degli scarichi urbani in laguna, intanto, continua indisturbato, nonostante, sempre nel 2017, in una interrogazione alla giunta regionale, il consigliere Tommaso Malerba avesse fatto richiesta di conoscere la quantità di risorse stanziate e impiegate fino a quel momento: le carte non sono mai arrivate, o sono arrivate in maniera incompleta. Dopo poco i lavori sono stati addirittura sospesi.

Eppure, tra i vari interventi suggeriti nello studio del Cnr vi è l’apertura del canale di foce in modo costante, “al fine di assicurare un ricambio più continuo delle acque lagunari a opera delle maree”. Questa circolazione implicherebbe anche “un processo di progressiva depurazione del Lago Patria e un minor carico generale di inquinanti, in modo da non compromettere la balneazione nei tratti di costa adiacenti, come avviene invece con riaperture della foce effettuate d’urgenza, quando le condizioni delle acque lacustri sono ormai critiche”.

Sempre nel 2017, in qualità di sindaco della Città Metropolitana di Napoli, Luigi de Magistris aveva approvato un progetto di fattibilità per “Lavori di riqualificazione paesaggistica del Lago Patria” nel comune di Giugliano, sulla base di un finanziamento regionale di otto milioni e seicentomila euro. Il documento puntava allo sviluppo di strutture turistico-ricettive, delle infrastrutture collegate al tempo libero e allo sport, alla realizzazione di una pista ciclabile, la rifunzionalizzazione della strada principale, la creazione di una fascia boscata e la sistemazione di un’area a verde attrezzato. Quel finanziamento è andato perduto a causa dell’inerzia istituzionale dei vari enti coinvolti, e così lo scorso gennaio la Città Metropolitana ha dovuto avviare una gara d’appalto per un intervento di riqualificazione paesaggistica e infrastrutturale, per un investimento previsto di sette milioni di euro circa. Nell’attesa di interventi così urgenti, lo scorso marzo in tutta fretta (poco prima di dare le dimissioni sfiduciato da diciannove consiglieri su venti), l’ex sindaco di Giugliano Nicola Pirozzi è riuscito comunque a dare l’ok per i lavori finalizzati al rifacimento di un complesso sportivo abbandonato, il centro Remiero, dedicato alla disciplina del canottaggio e di altri sport legati alla presenza del lago.

Ritardi, inadempienze, uso inappropriato di risorse finanziarie: l’aggressione ambientale a questo territorio prosegue impunita. Intanto, nell’ultima indagine conoscitiva del 23 giugno, l’Autorità nazionale anticorruzione ha evidenziato tutte le carenze nella progettazione, nell’avvio e nell’esecuzione degli interventi previsti per la costruzione e per l’efficientamento dei sistemi depurativi. Su questo tema come su altri, numerose procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea sono al momento aperte. (mena moretta)

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