Martedì un tribunale federale di Washington D.C., negli Stati Uniti, ha stabilito che Meta non ha violato le leggi sulla concorrenza attraverso l’acquisto di Instagram, nel 2012, e di WhatsApp, nel 2014: secondo il giudice l’acquisto non ha comportato una forma di monopolio nel mercato dei social network, e lo dimostrerebbe il fatto che anche dopo l’acquisizione il settore avrebbe continuato a crescere, con nuovi concorrenti, come TikTok e YouTube. La sentenza di martedì riguarda quello che è considerato il più importante processo sulla concorrenza contro Meta.
La causa contro Meta era stata presentata dalla Federal Trade Commission (FTC), l’agenzia governativa che si occupa di tutela dei consumatori: rientrava in un più ampio tentativo del governo statunitense di arginare il potere di aziende tecnologiche come Meta, attuato da amministrazioni di orientamenti diversi. La causa della FTC era stata presentata alla fine dell’amministrazione del presidente Repubblicano Donald Trump, e il caso era continuato, senza che la causa venisse ritirata, anche con quella successiva del presidente Democratico Joe Biden e poi di nuovo durante il secondo mandato di Trump. Sono state presentate altre cause di questo tipo: una contro Amazon (l’inizio del processo è in programma per il 2027), e una contro Apple. La FTC non ha ancora chiarito se intenda fare ricorso.
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