
Mercoledì primo ottobre sera, alla notizia del sequestro di alcune navi della Global Sumud Flotilla in acque internazionali, succede l’incredibile: decine migliaia di persone si riversano nel centro di Roma a manifestare contro Israele e per la liberazione della Palestina dal giogo coloniale sionista. La manifestazione penetra nel centro storico fino a piazza San Silvestro, poi torna a piazza Esedra. Pienissimo anche l’accampamento solidale a piazza dei Cinquecento, una piazza con un nome coloniale, ribattezzata per l’occasione “piazza Gaza”. Giovedì 2 continuano le mobilitazioni: la mattina un gruppo di sionisti aggredisce gli studenti del liceo Caravillani a Monteverde, che condivide il cortile con una sinagoga. Intanto i bambini delle scuole (Piasacane, Mazzini…) manifestano al parco vicino l’istituto, o espongono striscioni e barchette in onore della Flotilla. Nel pomeriggio un nuovo grande corteo parte dal Colosseo e raggiunge Termini; venerdì 3, giorno dello sciopero generale per la Palestina, un altro enorme corteo parte da piazza dei Cinquecento e raggiunge la tangenziale: la testa incontra la coda, circondando la polizia sul ponte dell’A24. Ma i palazzi del potere sono lontani. La sera un medico dello Spallanzani che tornava da un flash-mob di sanitari per la Palestina viene aggredito da tre sionisti. Arriva infine il 4 ottobre, il giorno della manifestazione nazionale: centinaia di migliaia di persone si riversano sulla capitale da tutta Italia, gli enormi viali e spazi vuoti che Leopardi considerava creati per separare le persone sembrano invece non riuscire più a contenerle. Quando inizia a riempirsi piazza San Giovanni – che già di suo contiene centomila persone – piazzale Ostiense è ancora pieno. La manifestazione occupa oltre centocinquantamila metri quadri di spazio urbano, trasformati in un fiume denso di gente. A fine corteo un gruppetto per lo più di giovani che si era staccato dalla coda viene attaccato dalla polizia, che li schiaccia contro la cancellata di Santa Maria Maggiore. Spaccano la testa a una ragazza, identificano tutti e ne arrestano due a caso. In centinaia tornano su dal corteo in solidarietà: ci sono scontri fino alle 22. Intanto una ventina di energumeni di Casa Pound aggrediscono i manifestanti a piazza Vittorio, ma la polizia non arriva. I due fermati vengono processati il 5, un gruppo di solidali si raccoglie davanti al tribunale per l’udienza, poi vengono liberati. Manifestazione anche a Ostia: lo striscione dice: “Il litorale soffia sulle vele della Flotilla“.
Il 7 ottobre nel presentare le scuse alla preside del Caravillani per l’aggressione agli studenti da parte di venti adulti della sinagoga, l’ex presidente della comunità ebraica Pacifici accenna alla possibilità di essere picchiati se si protesta per la Palestina, perché “non tutti hanno lo stesso self control”. Nessuna personalità condanna le sue parole. Nel frattempo studenti e studentesse occupano il Kant al Nomentano, il Socrate a Ostiense, e il Levi-Civita al Pigneto; l’8 anche il Plauto sulla Pontina e l’Augusto al Tuscolano, sempre con in solidarietà con la Palestina. Grande corteo serale dal Colosseo. Il 9 chiude il Caffè Greco di via dei Condotti, aperto nel 1760: tra i clienti ha avuto Canova, Goethe, Baudelaire, Joyce, Guttuso. La proprietà, l’Ospedale Israelitico, aveva decuplicato l’affitto, chiedendo centocinquanta mila euro al mese, oltre ad aver sottratto al locale trecento opere d’arte vincolate. Nel frattempo un’altra donna viene sfrattata al Quarticciolo: comune, regione, prefettura e Ater la sbattono in strada ridendo del suo dolore, mentre devastano il suo appartamento. Venerdì 10 assemblea pubblica ai giardini di piazza Vittorio: quasi mille persone discutono con i partecipanti della Flotilla sulle prossime azioni dell’”equipaggio di terra”. Dentro San Pietro un signore si abbassa i pantaloni e piscia sul baldacchino del Bernini. Intanto continuano i presidi per la Palestina, quasi quotidiani: il 12 a Frascati, il 13 alla Figc, contro la partita Italia-Israele a Udine; il 15 contro il Festival del Cinema all’Auditorium, che ha in programma film israeliani nonostante il Bds, e nonostante le richieste della Corte Penale Internazionale. Inizia l’occupazione anche al Tasso. Il 16 presidio davanti alla FAO, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, perché il cosiddetto “piano di pace” non ha aperto il valico agli aiuti umanitari: la carestia provocata da Israele continua.
Il 17 ottobre notte a Campo Ascolano, vicino Pomezia, esplode una bomba accanto all’auto di Sigfrido Ranucci di Report, minacciato dal 2021 e sotto scorta. Il 18 sit-in davanti alla Rai di via Teulada in sua difesa. Il tribunale di Roma riduce a dieci giorni la sanzione di sei mesi per Christian Raimo, professore accusato di aver criticato il ministro dell’istruzione. Il 19 notte studenti e studentesse del Morgagni provano a occupare la loro scuola a Monteverde, ma vengono presi a pugni da un gruppo di persone tra cui i loro professori e la preside, che provano a fermare l’occupazione con la forza. Il 20 a Rieti un gruppo di ultras fascisti della Sebastiani Rieti Basket prende a sassate il pullman dell’Estra Pistoia Basket, uccidendo uno dei due autisti. La notte vengono occupati sia il Manara a Monteverde che l’Albertelli all’Esquilino. Il 21 all’Hotel Parco dei Principi di Villa Borghese si presenta il Progetto Civico Italia, promosso dal Commissario ai grandi eventi Alessandro Onorati, alla presenza di alte personalità del Pd e del Movimento 5 Stelle. La sera c’è una protesta contro l’inaugurazione del congresso Cyber Tech alla Nuvola dell’Eur: uno schiaffo a chi sperava che un genocidio avrebbe fermato il business delle armi e della sorveglianza.
Il 22 viene annullata una conferenza al liceo Righi (già noto per questo caso) a cui avrebbe partecipato un membro della Flotilla e lo storico israeliano antisionista Ilan Pappé, per presunti problemi di “sicurezza”. In risposta, il 23 studenti e studentesse occupano la scuola. Protesta al Pigneto per Tarek, detenuto per una manifestazione dell’ottobre scorso per la Palestina. La notte un gruppo di una quindicina di neofascisti attacca il liceo Bramante occupato al Tufello; lo stesso accade la notte successiva. Il 24 mattina la Regione demolisce un gruppo di case abusive sulla riva del Tevere, altezza Magliana: sbattuti in strada anziani, disabili, bambini, neonati, senza alcuna soluzione tranne lo smembramento delle famiglie, che ovviamente non accettano. Presidio a Regina Coeli per Tarek; intanto la polizia usa gli idranti contro un altro corteo per la Palestina diretto alla Festa del Cinema. Il 25 manifestazione della Cgil a San Giovanni. La notte muore una ventenne in un bruttissimo incidente sulla Colombo: nei primi mesi del 2025 ci sono stati più di mille morti sulle strade in Italia. Il 27 grossa operazione della polizia a Ostia, presentata come risposta a una bomba carta lanciata contro un locale del litorale. Protesta di commercianti bengalesi a Don Bosco per la “sicurezza”. Arriva a Roma il relatore speciale dell’Onu Raj Balakrishnan, che a febbraio ha scritto una lettera al governo chiedendo spiegazioni sugli sfratti di sette famiglie a Roma. Il governo ha risposto che va tutto bene e che sono grandi fan dei diritti umani.
Il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, la polizia presidia i dintorni di via Gattamelata al Prenestino, dove cinquant’anni fa fu ucciso un giovane militante neofascista: il 29 mattina il sindaco Gualtieri depone una corona di fiori in suo onore, e nel pomeriggio un centinaio di persone si radunano nel parco a lui dedicato a piazza dei Condottieri. Li proteggono un centinaio di poliziotti e guardie di finanza, mentre la chiesa suona le campane. Manifestazione davanti all’Ater su Lungotevere Tor di Nona, contro la vendita degli alloggi popolari e la speculazione sulle indennità di occupazione. Il 30 a Ostia esplode una bomba carta in un palazzo di via della Tortuga, proprio accanto al murale in memoria di un ragazzo accoltellato sempre nello stesso quartiere. A piazza Santi Apostoli la manifestazione per Israele “con gli ebrei a testa alta” raccoglie pochissime presenze, ma molta visibilità mediatica: una giornalista viene cacciata e chiamata “rotta in culo”. Intanto si avvicina il cinquantesimo anniversario dell’omicidio di Pasolini: il 31 a Ostia si organizza una celebrazione alternativa rievocando la partita di calcio che si giocava quel giorno del 1975, nei prati di via dell’Idroscalo. (stefano portelli)

