Spagna, la miniera di Manresa e la devastazione ambientale dell’Israeli Corporation

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Spagna, la miniera di Manresa e la devastazione ambientale dell’Israeli Corporation
(disegno di giancarlo savino)

Nei giorni del “blocchiamo tutto” contro l’attacco alla Global Sumud Flotilla, in Catalogna c’è stata un’importante protesta contro le miniere dell’impresa israeliana ICL, nella zona di Manresa. La manifestazione è stata caricata violentemente dalla polizia della regione autonoma, i Mossos d’Esquadra: gli agenti avevano i passamontagna ed erano molto aggressivi, hanno trattato i manifestanti come terroristi, sostenendo che ci fossero sbarre di ferro e altri oggetti pericolosi nascosti dal corteo.

La protesta ha mostrato la convergenza tra il movimento in difesa del territorio, che da anni denuncia la devastazione causata dalle miniere, e il movimento di solidarietà per la Palestina, molto forte in tutta la Catalogna. Non ci sono solo le grandi mobilitazioni di Barcellona – come quelle in occasione della partenza della Flotilla, forse anche troppo mediatizzate, con grandi schermi e personalità politiche. Come anche in Italia, il movimento è decentralizzato, con azioni in moltissime altre città e regioni, anche piccole o periferiche. Nella città di Manresa, che ha meno di centomila abitanti ma una rete di associazionismo molto forte, il 2 ottobre una grande manifestazione aveva bloccato i binari del treno: i manifestanti avevano bruciato anche delle traverse di legno per mantenere ferma la circolazione; il 4, invece, gli studenti delle scuole superiori hanno bloccato per un’ora l’autostrada Eix Transversal. L’azione più importante però è stata la protesta del 3 ottobre davanti alle miniere della multinazionale israeliana ICL a Súria. Queste proteste hanno visto la convergenza tra il movimento per il boicottaggio a Israele e le proteste locali in difesa del territorio e dalla popolazione da una delle forme più dannose di estrattivismo capitalista.

La Israeli Corporation Limited, ICL, che acquistò le miniere di Súria e Sallent in Catalogna negli anni Novanta, fa parte della vasta rete di grandi aziende che sostengono il sionismo sin da prima della nascita di Israele. Già negli anni Venti ICL estraeva minerali dai territori palestinesi; si è consolidata negli anni Sessanta, con progetti di estrazione nei territori occupati del Naqab e delle sponde del Mar Morto, diventando un pilastro importante del capitalismo israeliano. Le miniere di Súria e Sallent erano state pubbliche, ed erano già di per sé causa di devastazione ambientale prima dell’acquisto da parte di ICL: una delle ragioni per cui l’acqua a Barcellona è imbevibile nonostante i tantissimi acquiferi sotterranei, è che per decenni i residui salini delle miniere sono stati sversati sul territorio, in particolare in una conca che è diventata una colossale montagna di sale alta cinquecento metri e larga cinquanta ettari. Il sale penetra nelle falde acquifere e raggiunge il fiume Cardener, che alimenta Manresa, e il fiume Llobregat, che alimenta Barcellona.

Con l’arrivo dell’impresa israeliana, si sono aperte le porte a tutti i progetti e le richieste dell’industria: la Generalitat ha sempre avuto legami stretti con Israele, e oggi il sostengo pubblico alla ICL mette in difficoltà ogni altro produttore della zona. Oltre a provare a presentare l’incredibile cumulo di residui salini come un’attrazione turistica, la Generalitat ha offerto i suoi Ferrocarrils, i treni regionali, per il trasporto del potassio verso il porto di Barcellona. Un progetto da cento milioni di euro approvato pochi anni fa prevede la canalizzazione diretta dei residui verso il mare, con una linea di tubature di settanta chilometri. Nella zona di Manresa i lavori sono già visibili: posare le tubature richiede il taglio di boschi e lo scempio di aree naturali, sempre accanto al fiume Llobregat, con i conseguenti rischi di sversamento. La Generalitat sta coprendo il dieci per cento dei costi di questa devastazione con fondi pubblici. Inoltre, nel 2023 ci fu un gravissimo incidente, in cui morirono due giovani tirocinanti e un geologo, tutti con meno di trent’anni, che rimasero bloccati in un tunnel a un chilometro di profondità.

Le proteste sono cresciute sin dal 2015, quando l’industria ha patrocinato la squadra di basket di Manresa. La contestazione ha portato la questione all’attenzione pubblica, convergendo anche con le lotte per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) a Israele. La convergenza ha fatto sì anche che si conoscesse il coinvolgimento della ICL nell’industria militare e nella colonizzazione della Palestina. I vertici di ICL infatti sono stati militari e imprenditori dell’industria militare: Yohannan Loker, direttore tra il 2016 e il 2019, era pilota dell’esercito, poi capo di stato maggiore con Netanyahu; gli azionisti sono anche azionisti della Elbit System, una delle principali industrie militari, e la compagnia è legata anche a la Naviera ZIM, che trasporta le armi dagli Usa a Israele. Il sospetto più grave però è che il fosforo bianco estratto non sia usato solo per la produzione di fertilizzanti, come dichiarato, bensì che rifornisca le terribili armi che bruciano la pelle in modo irreversibile, arrivando fino all’osso, e che sono state denunciate da Amnesty International e proibite dalle convenzioni internazionali. Ovviamente non ci sono prove definitive: ma alcuni documenti mostrano che la filiale ICL America, che ha una fabbrica a Saint Louis, sia vincolata alla fabbricazione del fosforo bianco per gli eserciti di Usa e Israele (tra l’altro, insieme alla Monsanto, altro nome noto della produzione di fertilizzanti chimici).

L’enorme sostegno alla ICL da parte della Generalitat catalana e dalla sua polizia – che riceve anche addestramento dalla polizia israeliana – ovviamente frustra molte delle azioni che denunciano la devastazione ambientale e umana provocata da questa compagnia. Manresa è una città con una forte componente operaia e una forte rete di associazionismo in difesa del territorio. Negli ultimi mesi il movimento locale ha tentato di bloccare anche la partita che la squadra di basket  doveva giocare con l’Hapoel di Gerusalemme, cercando di impedire l’accesso degli atleti in campo. I Mossos hanno dispiegato un grosso contingente di furgoni della Brigata Mòvil per impedire le proteste. Alla fine la partita si è giocata, ma la mobilitazione ha avuto molta eco. Anche il giorno della protesta davanti alla miniera di Súria, nonostante l’aggressività dei Mossos, i manifestanti sono riusciti comunque a piantare un ulivo subito fuori dalla miniera. (josep lluís mateo dieste e stefano portelli) 

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