Secondo il Wall Street Journal l’azienda di ChatGPT sta pensando a soluzioni drastiche per sganciarsi dalla sua principale finanziatrice
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Secondo una ricostruzione del Wall Street Journal OpenAI, l’organizzazione che ha sviluppato ChatGPT, sta valutando soluzioni drastiche per svincolarsi definitivamente da Microsoft, cosa che porrebbe fine a una delle alleanze più importanti del settore tecnologico. Microsoft è infatti la principale finanziatrice della società: negli ultimi anni ha investito in OpenAI circa 19 miliardi di dollari, e dispone di diritti esclusivi sull’uso e sulla distribuzione della sua tecnologia.
Tra le ipotesi considerate ci sarebbe quella di chiedere l’intervento delle autorità federali statunitensi per verificare che i termini dell’accordo con Microsoft rispettino le regole sulla concorrenza. Ma OpenAI starebbe valutando anche la possibilità di esporsi pubblicamente per rendere note le proprie posizioni e sollevare il tema del ruolo dominante assunto da Microsoft nel settore dell’intelligenza artificiale.
Il Wall Street Journal è una fonte autorevole e ben informata sulla questione, anche per il fatto che OpenAI ha un accordo di licenza con News Corp – la società proprietaria del quotidiano – per allenare i propri modelli di intelligenza artificiale. Le ragioni dei contrasti sono diverse, ma sono tutte legate al fatto che OpenAI cerca maggiore autonomia, mentre Microsoft continua a esercitare un controllo stringente sulle sue attività.
Un primo motivo di scontro riguarda la riorganizzazione interna di OpenAI, che cerca un riassetto societario per poter raccogliere molti più finanziamenti di quelli che può raccogliere adesso. Fondata dieci anni fa come organizzazione non profit con l’obiettivo di sviluppare un’intelligenza artificiale al servizio del bene comune, negli anni ha adottato una struttura “ibrida” e piuttosto complessa: semplificando, si tratta di una società a scopo di lucro limitato (OpenAI LP) controllata da una fondazione non profit. Il mese scorso ha annunciato che si convertirà in parte in una Public Benefit Corporation (PBC), una forma giuridica che, pur mantenendo una missione dichiarata di pubblica utilità, consente di avere azionisti, raccogliere capitali e distribuire utili.
I termini di questa trasformazione, però, devono essere decisi con l’assenso di Microsoft, che dal 2019 è il principale investitore di OpenAI e ha ottenuto, per contratto, diritti speciali sulle decisioni strategiche della società. Secondo il Wall Street Journal, Microsoft avrebbe chiesto in cambio dell’approvazione del riassetto societario una quota maggiore, cosa che OpenAI non sarebbe disposta a concedere. OpenAI deve completare la conversione entro la fine dell’anno, altrimenti rischia di perdere finanziamenti per 20 miliardi di dollari.
In base al contratto che le lega attualmente, Microsoft ha il diritto esclusivo di vendere gli strumenti sviluppati da OpenAI tramite Azure, la sua piattaforma di cloud, e ha un accesso preferenziale alla tecnologia della società. Microsoft dovrebbe essere anche l’unica azienda a fornire i computer e i sistemi che servono a far funzionare l’intelligenza artificiale di OpenAI; tuttavia, a inizio anno aveva acconsentito alla fondazione di Stargate, un progetto con cui OpenAI ha iniziato a costruire un centro dati tutto suo, per essere meno dipendente da Microsoft.
Un altro punto importante riguarda l’acquisizione da parte di OpenAI di Windsurf, un’azienda che sviluppa strumenti per aiutare i programmatori a scrivere stringhe di codice usando l’intelligenza artificiale. L’azienda aveva annunciato l’intenzione di acquistare Windsurf per 3 miliardi di dollari a inizio maggio, complicando ulteriormente il suo rapporto con Microsoft. In base al contratto in vigore, Microsoft ha infatti accesso a tutta la tecnologia di OpenAI, comprese le nuove acquisizioni. OpenAI però vorrebbe evitare che Microsoft possa ottenere la proprietà intellettuale di Windsurf, perché teme che possa utilizzarlo per migliorare GitHub Copilot, un prodotto di sua proprietà che svolge funzioni molto simili.
Infine, le due aziende si trovano in disaccordo anche su cosa accadrebbe nel caso in cui OpenAI dovesse un giorno sviluppare una forma di intelligenza artificiale generale (AGI), cioè un sistema capace di ragionare in modo simile a un essere umano. Secondo l’accordo attuale, una volta raggiunto questo sviluppo, la collaborazione esclusiva tra le due parti terminerebbe. Microsoft invece vorrebbe continuare ad avere accesso alla tecnologia anche dopo, mentre OpenAI considera fondamentale mantenere un pieno controllo su quella fase.
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