Alla fine OpenAI non diventerà del tutto una società a scopo di lucro, ma resterà una via di mezzo

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Alla fine OpenAI non diventerà del tutto una società a scopo di lucro, ma resterà una via di mezzo

Mercoledì OpenAI, la società sviluppatrice del chatbot di intelligenza artificiale ChatGPT, ha annunciato di aver rinunciato al tentativo di trasformarsi completamente in un’organizzazione a scopo di lucro. OpenAI nacque dieci anni fa come organizzazione non profit, con la missione dichiarata di sviluppare un’intelligenza artificiale per il bene comune. Erano tuttavia diversi anni che agiva in modo ibrido, con una divisione interna a scopo di lucro e una non profit. A settembre dell’anno scorso aveva annunciato di voler tentare una riorganizzazione per abbandonare il suo stato di non profit in modo da eliminare alcuni dei vincoli previsti dalla legge: il progetto era stato però molto criticato.

Ora OpenAI ha fatto sapere che manterrà la divisione non profit e che invece l’altra diventerà una Public Benefit Corporation (PBC), cioè una Società di pubblica utilità, nei termini della legge statunitense: la differenza principale è che questo modello le permetterà di avere degli azionisti (e quindi degli investitori e anche dei proprietari) e di distribuire i dividendi, cioè i guadagni. Come ha spiegato il presidente del consiglio di amministrazione Bret Taylor, la scelta si è resa necessaria per permettere ad OpenAI di sopravvivere in un mercato in cui ormai ci sono diverse altre aziende che le fanno concorrenza. La divisione non profit rimarrà comunque l’organo incaricato di nominare i membri del consiglio di amministrazione della nuova PBC e resterà il principale organo decisionale.

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