
Queste cartografie aggregano voci enciclopediche per un archivio del terzo settore e dell’innovazione sociale. Nei contributi prevale un tono espositivo a cui si alternano spunti critici. L’ordine e i tempi delle uscite dipendono dalle energie a disposizione, dal tenore delle nostre ricerche, da eventi puntuali che notiamo in quartiere. Da tempo riflettiamo sul Sermig e sulla sua storia, ma non a caso proponiamo ora una voce specifica. Qualche giorno fa una straccivendola lungo la Dora è finita in questura a causa di una segnalazione alla polizia effettuata da un membro del Sermig. La donna aveva disposto i suoi oggetti in vendita accanto all’ingresso della struttura e questo, evidentemente, dava fastidio. È importante chiedersi perché un ente umanitario e filantropico non esiti a rivolgersi alla polizia e denunciare persone che potrebbero pagare un caro prezzo nel terribile sistema delle espulsioni di questo stato. Bene, non v’è nulla di cui stupirsi. Il Sermig è coinvolto da anni nel governo d’un quartiere da cui reietti e indisciplinati sono espulsi.
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Il Sermig (Servizio Missionario Giovani) fu fondato a Torino nel 1964 su iniziativa del bancario Ernesto Olivero insieme ad alcuni giovani cattolici: intendeva operare come gruppo missionario nel mondo. Presto il Sermig iniziò a occuparsi anche della povertà presente a Torino e dal gruppo originario nacque la Fraternità della Speranza, “una comunità di persone libere, unite dal Vangelo, che sceglie consapevolmente di mantenersi laica”. Dal 1983 la sede principale del Sermig è l’ex arsenale militare della città, in piazza Borgo Dora, ribattezzato Arsenale della Pace. La struttura è stata assegnata al Sermig in comodato dal Comune e trasformata in “casa di accoglienza per i poveri”.
L’Arsenale di Borgo Dora offre oggi, fra gli altri servizi, un dormitorio maschile e una casa di accoglienza femminile, distribuzione di cibo e vestiti, visite mediche gratuite. L’orientamento imprenditoriale e il contributo dei volontari hanno permesso la ristrutturazione complessiva di un’area di 45.000 metri quadri: una cittadella della benevolenza nel quartiere della Dora. Successivamente, la Fraternità ha aperto a São Paulo in Brasile (1996) e in Giordania (2003) ulteriori strutture: i “progetti di sviluppo nel mondo” sono descritti come l’anima del Sermig, che vanta anche “missioni di pace” in molti paesi.
Il principio cardine del Sermig, si legge nei loro documenti, è la “restituzione”: “trasformare beni, competenze, tempo, professionalità in opportunità per gli ultimi, per chi vive ai margini, per chi ha perso tutto”. Questo accade grazie al “contributo gratuito” dei volontari, che tengono in piedi l’impero di attività, progetti e servizi. Essi offrono la loro collaborazione senza chiedere rimborsi e pagandosi le spese. Accanto a questo “capitale umano”, la capacità finanziaria del Sermig si fonda principalmente sulle donazioni di persone fisiche, enti o aziende, ma anche sulla partecipazione a bandi o sulle richieste di contributi a enti pubblici o privati, come le fondazioni bancarie. Inoltre, il Sermig attua una politica che definisce “di autofinanziamento” fornendo servizi o vendendo prodotti. Per poter agire nel mondo la Fraternità della Speranza ha scelto di costituirsi in “emanazioni” che possono prendere la forma di ONLUS, associazioni del terzo settore, scuole ed enti di formazione, associazioni sportive e dilettantistiche, fondazioni. Tra queste figura l’Associazione Centro Come Noi S. Pertini che ha ricevuto, tra gli altri, finanziamenti dal bando Tonite.
Le visite al Sermig di Mattarella, in veste di presidente della Repubblica, sono state numerose. Il presidente è venuto qui nel dicembre del 2019, poco dopo la cacciata dal quartiere di centinaia di straccivendoli, poi nel novembre del 2021 e nel luglio del 2024. L’ultima visita è avvenuta il 16 maggio di quest’anno: per un giorno intero la strada è stata chiusa al traffico, decine di agenti hanno presidiato l’ingresso e un graffito sulla facciata (“Palestina liberaci”) è stato rimosso con una mano di bianco. Nell’aprile del 2022 il presidente del Consiglio Mario Draghi ha visitato Torino e ha negoziato l’entità degli aiuti finanziari dello stato per contenere il debito della città. Dopo gli impegni istituzionali Draghi ha visitato due luoghi soltanto: il Sermig di Olivero e il centro direzionale Lavazza. Il Sermig appare come una struttura assistenziale dotata di notevole potere, apprezzata da istituzioni governative di vertice.
Per descrivere il ruolo del Sermig nel quartiere è opportuno ricostruire il suo rapporto con straccivendoli e venditori poveri che, da decenni, si ritrovano il sabato nelle strade di Borgo Dora. Sin da inizio secolo gli straccivendoli disponevano le loro stuoie nel canale Molassi, una stretta via che separa la struttura principale dell’Arsenale da un complesso di laboratori artigianali gestito dal Sermig. Nell’aprile del 2018 il Sermig ha firmato una lettera assieme a un comitato di quartiere e altre associazioni di commercianti per affermare “la necessità e l’urgenza dello spostamento” del mercato dei poveri, definito come un “fenomeno esplosivo incontrollato e incontrollabile che da sempre funziona da catalizzatore di criticità devastanti”. Nel novembre dell’anno successivo, il mercato degli straccivendoli viene sgomberato con la violenza dalle forze dell’ordine.
Nonostante la repressione e l’esilio dei cenciaioli – relegati in un’area lontana, vicina al cimitero monumentale – nel quartiere è nato negli ultimi anni un nuovo, piccolo mercato informale dove alcuni venditori espongono oggetti raccattati nei bidoni, recuperati da solai e cantine. Gli straccivendoli si riuniscono la mattina vicino al ponte Carpanini, proprio davanti all’Arsenale del Sermig. Durante questa primavera la polizia municipale ha organizzato ronde e presidi sin dall’alba per impedire ai venditori di esporre la loro merce. Soltanto quando i vigili smettono di piantonare il marciapiede s’organizza un mercato di vestiti e oggetti ritrovati. Gli agenti spesso hanno un’aria arrogante, in altri casi appaiono a disagio per il compito assegnato. Alcuni di loro affermano di dover eseguire gli ordini: è il comando, dicono, che li manda su richiesta del Sermig e dell’associazione che gestisce il mercato degli antiquari in via Borgo Dora.
Il Sermig si è rivelato negli anni un soggetto attivo nella repressione e nell’allontanamento dei cenciaioli più poveri. Persone senza casa, marginali, soggetti fragili sono graditi solo se possono essere parte del meccanismo di accoglienza della struttura: essi sono il carburante di un’industria della benevolenza caritatevole. Se i dannati della terra, tuttavia, sopravvivono ai confini del Sermig in autonomia, attraverso la vendita informale degli oggetti ritrovati, e senza adeguarsi ai progetti predisposti per loro, allora diventano un problema di ordine pubblico. I vertici dell’ente non hanno scrupoli a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, sebbene siano consapevoli delle conseguenze tragiche che possono sortire da un controllo dei documenti. La storia del Sermig suggerisce così una riflessione sul ruolo del privato sociale nel governo della città: il terzo settore in questo caso non è soltanto complementare alle istituzioni repressive, ma può collaborare direttamente con esse per portare ordine e disciplina nel quartiere. (voce a cura di francesco migliaccio e stefania spinelli)