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Da un anno e mezzo Noland Arbaugh vive con un migliaio di elettrodi impiantati nei neuroni del suo cervello. Grazie a loro riesce a controllare un computer, accendere la televisione e giocare ai videogiochi nonostante sia tetraplegico e abbia quindi una paralisi del torso e di tutti gli arti. Arbaugh è stato il primo paziente di Neuralink, la società fondata da Elon Musk per sviluppare impianti cerebrali, ed è osservato con interesse da gruppi di ricerca ed esperti del settore per valutare i progressi di una tecnologia che in futuro potrebbe cambiare la vita a migliaia di persone con paralisi. A diciotto mesi dall’impianto degli elettrodi, il sistema sembra funzionare, per quanto tra alti e bassi e con la difficoltà di distinguere tra i veri progressi scientifici e quelli che sono più che altro annunci di marketing di un’azienda di Musk.
Arbaugh ha poco più di trent’anni ed è tetraplegico dal 2016, quando ebbe un incidente mentre stava lavorando in un campo estivo in Pennsylvania, negli Stati Uniti. Giocava con i propri amici a tuffarsi in un lago, si buttò in acque troppo basse e rimediò una grave lesione spinale, rimanendo paralizzato dalla quarta vertebra. Da quel momento non poté più muovere né le gambe né le braccia e, come molte persone nelle sue condizioni, avrebbe sperimentato negli anni vari dispositivi e soluzioni per ridurre gli effetti della propria disabilità, ma con risultati deludenti.
Nel 2023 Arbaugh sentì parlare di Neuralink e di Elon Musk che promuoveva la ricerca dei primi volontari per testare gli impianti. Musk può essere un personaggio a dir poco divisivo, ma Arbaugh non aveva forti opinioni sul suo conto e decise di candidarsi, immaginando che non sarebbe stato mai selezionato. Qualche mese dopo era invece in una camera operatoria con un foro nel cranio e un braccio robotico, programmato per impiantargli circa mille elettrodi nel cervello. L’intervento andò come previsto e nei mesi successivi Arbaugh fu sottoposto al periodo di addestramento del sistema, per tradurre i segnali elettrici prodotti dai suoi pensieri in comandi per un computer.
A distanza di un anno e mezzo, Arbaugh dice di essere molto soddisfatto da ciò che può fare grazie a Neuralink. In questo tempo, ha imparato a controllare col pensiero il puntatore che si muove sullo schermo del computer, in modo da cliccare sulle icone o sui link delle pagine Internet, ma ha anche imparato a comporre frasi per scrivere messaggi e email. Il computer è collegato a diversi dispositivi in casa, in modo che Arbaugh possa essere autonomo nell’accendere il televisore, oppure nell’attivare l’aria condizionata o le luci di casa. E poi ci sono i videogiochi.
La velocità di invio ed elaborazione degli impulsi provenienti dal suo cervello tramite l’impianto è più che sufficiente per impartire i comandi di un videogioco. In pratica Arbaugh immagina di avere un joypad in mano e di premerne i tasti, anche se non sta muovendo le mani. In questo modo ha imparato a giocare a Mario Kart, uno dei più famosi videogiochi di corse automobilistiche con i personaggi di Super Mario, e a sfidare suo padre. Naturalmente può giocare anche ad altro, utilizzando le piattaforme di videogiochi online.
A Fortune, Arbaugh ha raccontato di voler studiare neuroscienze e di essere al lavoro per fondare una piccola società che organizza conferenze e interventi pubblici, attività che dopo il suo incidente non avrebbe mai pensato di poter fare: «Me ne restavo sveglio tutta la notte e dormivo tutto il giorno, e non volevo davvero pesare su nessuno, rovinare i piani di altri o mettermi di traverso con le loro attività. Non avevo nessuno scopo… Restavo in quella routine, in attesa che succedesse qualcosa».
Quando si candidò per ricevere l’impianto sapeva che ci sarebbero stati alti rischi, anche perché fino ad allora il sistema era stato solamente testato su altri animali, ma riteneva che l’intervento fosse il modo migliore per superare quello stallo in cui era ormai da anni. I rischi erano legati soprattutto all’approccio che segue Neuralink, più invasivo rispetto a quello di altre società o centri di ricerca che sviluppano impianti cerebrali.
Uno degli impianti di Neuralink (Neuralink)
Gli elettrodi di Neuralink sono di dimensioni minuscole, con un diametro inferiore a quello di un capello umano, e possono quindi essere inseriti più in profondità nel cervello rispetto a quanto si faccia di solito (un trasmettitore senza fili gestisce i segnali e si occupa del loro invio al computer, per ora deve essere ricaricato ogni cinque ore). Sono inoltre flessibili e progettati per adattarsi meglio all’ambiente umido in cui devono comunicare con i neuroni tramite gli impulsi elettrici, e questo può portare a qualche inconveniente, come ha sperimentato Arbaugh.
Nella primavera del 2024, intorno ai quattro mesi dall’intervento, circa l’85 per cento degli elettrodi dell’impianto si era scollegato a causa della loro tenuta inferiore al previsto. I tecnici di Neuralink intervennero per riconfigurare l’impianto, in modo da mantenerlo funzionante ed evitare ad Arbaugh un nuovo intervento chirurgico a poca distanza dal primo. La notizia fu ampiamente ripresa dai giornali e portò nuovo scetticismo intorno alle attività dell’azienda di Musk, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei suoi pazienti.
In una conferenza stampa trasmessa in streaming questa estate, Musk ha sostenuto che Neuralink segue un approccio molto più cauto rispetto alle altre sue aziende come SpaceX e Tesla, note per essere più orientate al rischio quando si tratta di sperimentare le loro nuove soluzioni. Musk ha comunque detto che presto chi avrà un impianto cerebrale potrà controllare non solo protesi motorizzate, ma anche Optimus, il robot con fattezze umane che sta costruendo Tesla. Come è nel suo stile, ha prospettato tempi brevi, anche se al momento non ci sono molte informazioni sullo stato di quegli sviluppi tecnologici e sono emersi dubbi sulle effettive capacità di Optimus.
Arbaugh ha partecipato all’evento di Neuralink dando la propria testimonianza, e lo stesso hanno fatto alcune delle altre otto persone che hanno ricevuto un impianto dopo di lui. Fanno parte dei test clinici ormai avviati negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e negli Emirati Arabi Uniti, necessari per ricevere i permessi dalle autorità sanitarie per rendere accessibili i nuovi impianti quando sarà terminata la fase sperimentale. Tutti i partecipanti hanno forme di paralisi dovute a traumi o a malattie come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
Soprattutto grazie alla presenza di Musk, negli ultimi anni Neuralink ha ricevuto investimenti da centinaia di milioni di dollari ed è considerata una delle società più promettenti, in un settore dove la concorrenza è sensibilmente in aumento. I progressi raggiunti nei sistemi di intelligenza artificiale hanno aperto nuove opportunità per la creazione delle interfacce e l’interpretazione dei segnali prodotti dal cervello, ma lo sviluppo di impianti funzionanti e soprattutto duraturi rimane per molti l’ostacolo più grande.