Da 0 a 10: il disperato appello da casa Anguissa, il labiale scioccante di Conte, la clamorosa smentita di Vanja e quel maledetto presentimento

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Da 0 a 10: il disperato appello da casa Anguissa, il labiale scioccante di Conte, la clamorosa smentita di Vanja e quel maledetto presentimento

Da 0 a 10: il disperato appello da casa Anguissa, il labiale scioccante di Conte, la clamorosa smentita di Vanja e quel maledetto presentimento

Il Napoli vince a Lecce con due grandi protagonisti: Milinkovic-Savic che para un rigore e Anguissa che segna il gol vittoria

Zero al presentimento. Nella nostra meravigliosa lingua usiamo l’espressione ‘M”o ssentevo ‘e scennere’ per identificare una situazione che nel subconscio aveva in qualche modo già previsto. Ecco, quando ci sono state quelle proteste del Lecce, per tocco di Juan Jesus in area di rigore, lo sapevamo già come sarebbe andata a finire. Come cantava Cocciante: “Era già tutto previsto”.

Uno a zero a Lecce, come lo scorso campionato con la punizione di Raspadori. Sembra una vittoria sofferta, ma è l’abito preferito dal Napoli di Conte nella passata stagione. Ritrovare quel tipo di solidità, vincere senza il bisogno di attingere a energie eccessive dal serbatoio è un passaggio fondamentale per le speranze di arrivare fino in fondo. “Sono la scena dove diversi attori recitano diversi spettacoli” e l’essere multiforme è il segreto per una rappresentazione di successo. Horto muso. 

Due falli, uno da killer, l’altro cattivo. Manco un giallo per Pierotti e questo ci aiuta a sviluppare un tema. Dopo che l’Inter ha mandato in campo l’artiglieria pesante, con Marotta in trincea a lanciare bombe sul Napoli, era il caso di mandare un arbitro giovane come Collu dopo Napoli-Inter? La risposta è scontata come le padelle da Kasanova: NO. Il Lecce ha picchiato, ha mandato Lang al tappeto e l’arbitro non s’è mai opposto a questo andazzo. 

Tre punti troppo importanti, da difendere con ogni mezzo. Accade, dunque, che Anguissa sbagli un passaggio negli ultimi minuti e Conte perde la brocca e gli urla frasi che non si possono ripetere. Anguissa non perde il controllo, comprende il momento e va a scusarsi col mister dell’errore. “Ogni parola ha il potere di cambiare un destino, se detta con il cuore”. Pure qualche parolaccia. Bravo Frank.

Quattro punti recuperati al Milan in due turni, in attesa delle altre partite. Il Napoli c’è, sta lì, resta fastidioso come le etichette dietro al collo nelle magliette intime. È una squadra che per essenza contiana è destinata a infastidire, a provarci, a non dare mai nulla per impossibile da raggiungere. Con tutti i suoi pregi, in mezzo a tutti i suoi difetti, c’è alla base una forza mentale che farebbe smuovere le montagne. Su una cosa, però, Conte non transige: “Ccà nisciun è fess” e lo dice apertamente: “Spero che certe lamentele non condizionino Rocchi: se un presidente si lamenta dà un indirizzo importante e non va bene. Non siamo scemi!”

Cinque volte MVP e la moglie lancia un appello disperato. Immaginate la scena del rientro a casa di Zambo. ‘Ciao Amore, com’è andata?’. Anguissa temporeggia, come faceva Mandrake parlando del prezzo delle uova in Febbre da Cavallo, perché sa di dover confessare una verità inconfessabile. “Tutto bene amore, una sola cosa. Vedi che ne avrei vinto un altro, troviamo uno spazio per metterlo?”. Capite il dramma che si vive in casa Anguissa? Con tutta quella polvere che fanno quei premi da migliore in campo. A Natale regalo gradito: un abbonamento di panni Swiffer. 

Sei e mezzo a Gilmour, valutazione che sale ancor di più se si considera lo stato influenzale che l’aveva colpito nel pomeriggio di martedì. Billy stringe i denti, Billy risponde presente, Billy non smette mai di mulinare le gambe a caccia dei palloni sporchi. Si nutre delle imperfezioni della gara, le va a cercare per trasformarle in occasioni dei compagni. L’assist di prima per Olivera alla mezza’ora è roba da palati fini. “Quando balla, Billy cambia. Si dimentica di dov’è. Si dimentica di chi è. È pura espressione”. Anvedi come balla Billy. Pure con la febbre.

Sette a David Neres, che sta prendendo confidenza come quelli che ti entrano in casa e prima di salutarti ti hanno già chiesto la password del Wi-Fi. Benissimo con l’Inter da prima punta, benissimo a Lecce utilizzato sulle due corsie. Punta l’uomo a testa bassa, si assume il rischio della giocata e pennella un gran pallone nell’occasione dell’1-0 decisivo. Il dodicesimo uomo di Conte è il Brasiliano con la faccia di Raz Degan nello spot Jägermeister: “Sono solo fatti miei”. 

Otto a Vanja in versione casa degli Specchi, che rimanda indietro palloni come fossero immagini riflesse. Vanja tra i pali assume sempre più le sembianze di un Totem, accoglie ed esaudisce desideri più dell’albero della Vita di Avatar. Milinkovic è tra le pieghe di una gara che poteva assumere un volto orribile senza la sua ubiquità al servizio dello scopo. Non deve fare straordinari, ma si accontenta di una sola parata per mettere il suo marchio indelebile sulla vittoria. Si diceva: è forte, ma un conto è fare nove parate in una partita, altro è farne una sull’unico tiro che subisci. Una clamorosa smentita a chi diceva non fosse da Big.

Nove di campionato e questa squadra non conosce il pareggio, così come nelle tre di Champions. È un Napoli che non conosce mezze misure, proprio come suo padre Antonio: il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero. Non si accontenta, non ha però la malattia della fretta, è un presidio slow food in questo mondo che si ingozza nei McDonald’s. Col Lecce ha dimostrato di saper gestire emotivamente l’attesa, cosa sempre più difficile in questi tempi feroci. Ha atteso il momento giusto per colpire, col sangue freddo del serpente e il cuore caldo dei tori a caccia della preda. 

Dieci a Zio Frankie ed al potere della sua ‘Parola’ come in Ricomincio da Tre. Predica solo cose buone Anguissa, che dopo un primo tempo di puro ermetismo, decide che è arrivato il momento di imporre il proprio verbo. Ancora un gol dopo quello pesantissimo all’Inter, ancora la sensazione di poter controllare qualsiasi cosa accade nel suo raggio d’azione: ha lo stesso senso di onnipotenza dello zoccolo di tua madre che era capace di tenere sotto scacco un’intera generazione di figli con la sola imposizione di una mano. Dominatore dell’universo.

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