All’inizio ci aveva provato Google con i Google Glass, un paio di occhiali per la realtà aumentata in grado di proiettare informazioni digitali davanti agli occhi dell’utente. La prima volta che furono avvistati fu durante la Fashion Week di New York del 2012, quando il cofondatore dell’azienda Sergey Brin li indossò durante una sfilata, generando grande interesse in tutto il mondo.
Quando i Google Glass furono messi in vendita, due anni dopo, quell’interesse era già scemato e il dispositivo era ormai circondato da una pessima nomea. Le persone che per prime li avevano avuti in prova, specie nella Silicon Valley, erano state ribattezzate “glassholes”, una crasi tra “occhiali” e “stronzi”, anche a causa dell’aspetto un po’ sfigato del dispositivo.
Era un precedente che molti avevano in mente quando nel 2020 Meta annunciò di essere al lavoro su un paio di occhiali tecnologici – detti comunemente “smart” – con EssilorLuxottica, multinazionale franco-italiana dell’occhialeria, e per questo in pochi si aspettavano un successo. La stessa Meta è sembrata sorpresa dagli ottimi risultati di vendita di questi dispositivi, tanto che Mark Zuckerberg, capo di Meta, ha cominciato a curare personalmente il rapporto con EssilorLuxottica, da cui sono nati prodotti come i Ray-Ban Stories e soprattutto i Ray-Ban Meta Glasses.
Nel solo 2024 sono stati venduti più di un milione di Ray-Ban Meta Glasses e l’obiettivo di Meta è arrivare ad almeno due milioni entro la fine di quest’anno. Si tratta di occhiali dall’aspetto piuttosto tradizionale, nello stile di Ray-Ban, pensati per registrare video, telefonare o interagire con l’assistente vocale di Meta.
L’offerta di occhiali smart sta aumentando in fretta: la scorsa settimana Meta ha presentato gli Oakley Meta HSTN, un nuovo paio di occhiali dotato di fotocamere molto potenti, mentre è prevista l’uscita di un paio di occhiali realizzato con Prada (uno dei marchi di cui EssilorLuxottica detiene la licenza in questo settore).
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Il successo dei Ray-Ban Meta Glasses è arrivato a pochi anni di distanza da uno dei più recenti fallimenti del gruppo, il metaverso, su cui Meta aveva investito decine di miliardi di dollari a partire dal 2021, con risultati piuttosto deludenti. Alla base del metaverso – tecnologia a cui Meta deve il suo stesso nome – c’era una combinazione di realtà virtuale e aumentata, e l’impiego di speciali visori per interagire con l’ambiente circostante. Nonostante questo fallimento, Meta ha continuato a investire nel settore, passando però dai visori per la realtà mista (più ingombranti e scomodi, oltre che costosi) a semplici occhiali da vista o da sole, in cui la componente elettronica è limitata a telecamere, microfoni e sensori.
La strategia di Meta si distingue molto da quella dei Google Glass ma anche da quella di Apple, che due anni fa aveva presentato Vision Pro, un visore per la realtà mista che ha avuto scarso successo. Vision Pro fu fin da subito un prodotto anomalo per Apple: nei mesi precedenti alla sua presentazione, molti dirigenti dell’azienda espressero dubbi al riguardo, giudicando il visore troppo costoso e limitato (il prezzo di partenza era di 3.499 dollari). I risultati di vendita sono stati piuttosto deludenti, tanto che Apple ha sospeso i lavori per una seconda versione di Vision Pro in favore di un dispositivo più piccolo e leggero, simile ai Ray-Ban Meta Glasses.
Apple e Meta hanno finora seguito due approcci quasi opposti a questo tipo di wearable, come vengono definiti i dispositivi indossabili. Apple ha preferito iniziare da un dispositivo avanzatissimo, puntando sul progresso tecnologico per arrivare a forme più leggere ma altrettanto potenti, che però non sono ancora possibili; Meta, invece, è partita da occhiali da vista o da sole tradizionali, prodotti dall’azienda più nota del settore e dotati di pochi elementi tecnologici, con l’obiettivo a lungo termine di renderli sempre più avanzati.
Le ambizioni di Meta per il futuro sono visibili in Orion, un dispositivo sperimentale a realtà aumentata che è stato presentato lo scorso anno ed è pensato per offrire un’esperienza più immersiva all’utente. A differenza del Vision Pro, Orion è però piuttosto leggero e ha le lenti trasparenti, un elemento fondamentale per distinguerlo da un tradizionale visore per la realtà virtuale, come Apple Vision Pro o gli stessi Quest prodotti da Meta.
Apple è comunque decisa a recuperare terreno su questo campo. Lo scorso aprile, il giornalista di Bloomberg Mark Gurman ha raccontato che Tim Cook, CEO di Apple, sta spingendo per lo sviluppo di un paio di occhiali smart simili a quelli di Meta. «È l’unica cosa che interessa a Tim», ha rivelato una sua fonte all’interno dell’azienda, «l’unica cosa per cui investe il suo tempo nello sviluppo del prodotto».