Caricamento player
Scorrere il feed di Instagram o le serie consigliate su Netflix è un’attività personalizzata tramite algoritmi che, per decidere cosa proporre, si basano sui gusti mostrati in precedenza da ciascun utente. Ma tra gli utenti c’è anche chi non ne può più, a seconda dei casi, di: ricette di cucina, frammenti di discorsi di Slavoj Žižek, documentari true crime, trucchi per fare meglio le foto, o cani che reagiscono ai finti rimproveri dei proprietari.
Da qualche tempo diverse app di social media e piattaforme di streaming danno la possibilità di fare un reset del sistema che decide i suggerimenti e la priorità dei contenuti da mostrare nel feed. Di solito la procedura consiste nell’attivare tra le impostazioni un’opzione che permette di eliminare i dati raccolti dagli algoritmi fino a quel momento per suggerire video e foto. In pratica è un modo di ricominciare da capo, come utenti nuovi, e allenare gli algoritmi con comportamenti magari diversi rispetto a quelli registrati fin qui.
Non è detto che sia necessario farlo, e non tutti i servizi lo permettono (X no, per esempio), ma una reimpostazione occasionale degli algoritmi può tornare comoda anche a chi si ritiene mediamente soddisfatto dei consigli che riceve. Può servire ad assecondare nuovi interessi emersi nel tempo, per esempio, riducendo l’influenza di interessi preesistenti su cui gli algoritmi sono ancora impostati.
Il giornalista Geoffrey Fowler, che si occupa di tecnologia sul Washington Post, ha scritto che nel suo caso fare un reset dell’algoritmo di Instagram ha reso meno fastidiosi i contenuti mostrati nel feed e gli ha evitato il passo estremo di cancellare l’account.
Il sistema dei suggerimenti nella maggior parte dei servizi di social media è sviluppato in un modo per cui molti dei contenuti proposti non provengono da account che l’utente segue. Per decidere cosa suggerire le piattaforme considerano, oltre agli account seguiti dall’utente, i like da lui o da lei espressi in passato, il tempo trascorso a osservare foto e video senza passare subito ai successivi, i contenuti salvati e quelli condivisi, i tag delle posizioni dei luoghi visitati, e altro.
Su YouTube il reset non si chiama così, ma equivale a una funzione disponibile da tempo nelle impostazioni della privacy. Consiste nell’eliminazione della cronologia dei video visualizzati in passato, che è appunto una delle principali informazioni utilizzate per decidere quali altri video suggerire. È anche possibile disattivare del tutto la cronologia, in modo che da quel momento in poi l’algoritmo utilizzi altri dati per dedurre gli interessi dell’utente.
L’obiettivo del sistema dei suggerimenti sulle piattaforme dei social media non è tanto mostrare contenuti che l’utente reputi interessanti, ma tenerlo «incollato allo schermo, spesso mostrando cose che trova scandalose o eccitanti», ha scritto Fowler. Questo può attivare un circolo vizioso e portare alla sovraesposizione di contenuti che gli utenti trovano attraenti, ma che possono anche essere problematici per alcuni di loro. I suggerimenti possono avere anche un impatto negativo sulla salute mentale, specialmente tra gli adolescenti.
È un rischio a cui fece allusione nel 2024 lo stesso capo di Instagram, Adam Mosseri, nel video in cui annunciava l’introduzione della funzione di reset dell’algoritmo. «A volte finisce per trasformarsi involontariamente in qualcosa che non si ama davvero», disse riguardo a Instagram. La possibilità di fare un reset dell’algoritmo fu considerata da analisti e commentatori una parziale concessione di fronte alla crescente richiesta di dare agli utenti un maggiore controllo sui contenuti visualizzati.
I passaggi per eseguire il reset su Instagram, attraverso le impostazioni
Per dare un’idea di quanto possa essere utile a volte una funzione di reset dell’algoritmo, Fowler ha raccontato di quando nel 2022 creò un account Instagram per condividere le foto di suo figlio appena nato. In poco tempo il feed cominciò a mostrare continuamente foto e video di neonati con problemi di salute e malattie rare, facendo leva sulla sensibilità probabilmente maggiore alle sofferenze dei bambini da parte di un utente come lui, diventato genitore da poco.
Uno dei primi effetti noti del reset dell’algoritmo, che su Instagram è irreversibile, è che all’inizio i contenuti potrebbero essere suggeriti più o meno a caso, e quindi risultare noiosi, intanto che il sistema apprende da capo cosa è gradito all’utente. Tra l’altro non è detto che trovarli poco interessanti sia un male, per chi magari sta cercando in generale di ridurre l’uso dei social media.
L’effetto del reset su Instagram è abbastanza evidente, specialmente nella griglia dei contenuti proposti nella scheda Esplora, dove cominciano a comparire solo video e foto verso cui l’utente ha mostrato un qualche tipo di interesse dopo il reset. Un utente ha condiviso su X uno screenshot della sua scheda Esplora, per dare prova del suo controllo sull’algoritmo: concentrando le sue attenzioni verso un solo tipo di contenuto è riuscito a ottenere quasi soltanto suggerimenti di contenuti di quello stesso tipo (ricette con le uova).
Una cosa importante da tenere a mente è che il reset dell’algoritmo non porta alla cancellazione delle informazioni sugli interessi degli utenti, che rimangono comunque a disposizione delle piattaforme, anche quando smettono di essere utilizzate per fornire i suggerimenti. Questi dati continuano per esempio a essere utilizzati per personalizzare gli annunci pubblicitari.
Reimpostare l’algoritmo non dà inoltre alcuna garanzia che, con il passare del tempo, i nuovi consigli saranno effettivamente più tarati sugli interessi attuali dell’utente. Fare un reset dell’algoritmo può servire a uscire da una “bolla” di suggerimenti e contenuti sempre uguali, ma non impedisce di finire in altre bolle. Né garantisce che i contenuti mostrati nel feed saranno a quel punto più in linea con la percezione che ciascun utente ha di sé, ha scritto la giornalista Samantha Edwards sul quotidiano canadese Globe and Mail. Lei, dopo il reset dell’algoritmo di Instagram, è finita anzi in nicchie di cui ignorava l’esistenza e che avrebbe preferito non esplorare, fatte di battute misogine e video di scherzi crudeli.