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Instagram vuole fare un po’ la tv

Per alcuni formati che hanno adottato e per il modo in cui cercano di mantenere la nostra attenzione, negli ultimi anni i social network si sono avvicinati a un modello che un tempo era quello della televisione. I video di YouTube vengono infatti visti da moltissime persone sugli schermi delle tv, più che dagli smartphone, e la modalità di fruizione di TikTok, che presenta un video dopo l’altro selezionati dall’algoritmo, ha assunto una funzione di intrattenimento di flusso paragonabile a quella dei programmi televisivi.

Ora anche Instagram vuole provare a entrare nei televisori, uscendo dagli smartphone: «se il consumo di queste piattaforme si sta muovendo in questa direzione, allora dobbiamo muoverci verso la televisione anche noi», ha detto il CEO Adam Mosseri.

L’azienda sta lavorando a un’applicazione apposita per la tv, che è ancora in fase di sviluppo, ma c’è anche un altro cambiamento recente con il quale Instagram ha già iniziato ad adattare la distribuzione dei propri contenuti a quella del mercato televisivo. La scorsa settimana, infatti, ha presentato delle nuove funzioni per i profili degli utenti minorenni, che potranno accedere solo ai contenuti classificati come “PG-13”, una sigla usata negli Stati Uniti per indicare film che possono essere visti dai minori di 13 anni solo se accompagnati da un adulto (in Italia esiste una classificazione simile, “14+”, per le opere non adatte ai minori di 14 anni).

– Leggi anche: La “fine” dei social network continua

I film di questo tipo non sono esattamente per bambini: anzi, possono contenere qualche parolaccia, delle scene di violenza o di nudo parziale. Con questa decisione, quindi, Meta ha deciso di richiamare una classificazione molto nota, specie tra gli adulti, per giustificare quello che dal suo punto di vista è un compromesso: i minorenni potranno vedere contenuti lievemente scabrosi o volgari, ma con alcuni limiti per quelli più spinti o violenti. Lo stesso vale per le conversazioni con i chatbot sviluppati dall’azienda. Qualora i genitori volessero imporre ulteriori restrizioni, possono farlo cambiando le impostazioni dell’app.

Già verso la fine dello scorso anno Instagram aveva introdotto cambiamenti anche per i messaggi privati: gli utenti minorenni possono riceverli solo da persone che seguono o con cui sono già connessi. I minori di 16 anni, inoltre, hanno bisogno dell’autorizzazione di un genitore per ridurre le limitazioni imposte ai loro account, che sono attive di default.

Negli ultimi anni YouTube è diventata l’app più usata nel mercato televisivo, superando in alcuni paesi servizi di streaming come Netflix e Prime Video. Secondo Mosseri, i contenuti di Instagram, in particolare i Reels, possono avere successo anche in questo nuovo contesto, con la possibilità di aumentare ulteriormente il pubblico dell’app, che oggi ha circa tre miliardi di utenti mensili.

A favorire l’arrivo di Instagram nella televisione sono anche i cambiamenti in corso nel settore dei social media, che vengono usati sempre meno per condividere foto e informazioni con i propri amici e sempre più per consumare contenuti passivamente, rendendoli più simili a quelli che verrebbero guardati alla televisione. Questa trasformazione è cominciata con TikTok, che ha imposto il formato dei video verticali e un’esperienza diversa, in cui è l’algoritmo a proporre i contenuti agli utenti, senza basarsi sulla loro cerchia di amicizie.

La decisione di Instagram, soprattutto quella legata ai contenuti per minorenni, si spiega anche con la crescente pressione politica e sociale che interessa i social media, da tempo accusati di avere un effetto negativo sulla salute mentale dei più giovani. Negli ultimi anni è stata approvata una serie di leggi che hanno l’obiettivo di proteggere i minorenni dai contenuti espliciti e violenti presenti nel web. Come decenni fa successe per la tv.

Quest’anno nel Regno Unito è entrato in vigore l’Online Safety Act, che ha reso obbligatoria la verifica online dell’età per accedere ai siti pornografici, mentre circa la metà dei 50 stati degli Stati Uniti ha approvato misure simili, che in alcuni casi richiedono la conferma dell’età anche per accedere ai social media. Il risultato di queste leggi è la creazione di quelli che il sito Vox ha definito «i tre internet»: uno per le persone under-13, uno per i teenager e uno per gli adulti. Una distinzione che ricorda in qualche modo le classificazioni da tempo in uso per il cinema e la tv.

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