
Ruinosa è senza la base del timor ogni clemenza. (torquato tasso, gerusalemme liberata; canto quinto)
Sono giorni di attacchi missilistici incrociati tra Israele e Iran, attacchi che assai assomigliano a una guerra, e che un po’ di preoccupazione destano, considerando le potenze che ne sono protagoniste e il possibile innesco del sistema di alleanze internazionali.
Israele ha presentato l’attacco come un’azione preventiva contro la minaccia rappresentata dal programma nucleare iraniano, sostenendo che l’Iran ha al momento troppo uranio arricchito, utilizzabile per quindici potenziali bombe (solo pochi mesi fa l’intelligence americana aveva escluso che l’Iran stesse allestendo un arsenale militare nucleare).
L’attacco israeliano è partito da Teheran, e in particolare da una base segreta di droni costruita dal Mossad vicino la capitale. L’intelligence israeliana avrebbe sfruttato una rete logistica interna al paese per far entrare armi, veicoli e sistemi di comando.
E già gli altri, insieme al glorioso Odisseo,
stavano nella piazza di Troia, nascosti dentro il cavallo:
gli stessi Troiani lo avevano tirato fin sull’acropoli.
Così quello era lì: ed essi confusamente a lungo parlavano,
seduti all’intorno: tre pareri piacevano loro,
o infilzare il cavo legno con bronzo spietato,
o gettarlo giù dalle rocce, trascinato fino a un dirupo,
o lasciare che fosse un gran dono propiziatorio per gli dei.
E proprio così poi doveva andare:
infatti, era destino che essi perissero, appena la città avesse accolto
il grande cavallo di legno, dove sedevano tutti i più forti
degli Argivi, portando strage e rovina ai Troiani.
E cantava come distrussero la città i figli degli Achei,
calati giù dal cavallo, dopo aver lasciato la concava insidia.
(omero, odissea VIII; vv. 485-522)
Nelle ultime ore il governo iraniano ha annunciato che colpirà anche le basi degli alleati di Israele, facendo riferimento neppure troppo velatamente agli Stati Uniti. Proprio alcune mosse dell’imprevedibile Trump sono state, in realtà, secondo molti analisti, una delle cause indirette dell’accelerazione israeliana nell’avvio del conflitto: il criminale di guerra Netanyahu sarebbe stato parecchio indispettito dalla riapertura dei negoziati tra gli Usa e l’Iran sul nucleare, dalla tregua americana con i principali gruppi armati yemeniti e dall’apertura di un canale diplomatico e soprattutto commerciale (ovviamente si parla di armi…) con l’Arabia Saudita.
Qualche giorno fa hanno dato in televisione Rain Man, film a dir poco sopravvalutato che si lascia guardare per la bellezza di Valeria Golino e per un paio di spunti indovinati. Il migliore, ma solo in lingua originale, è la ripresa di una vecchia gag di Abbott e Costello (in italiano Gianni e Pinotto), in cui i due discutono dei nomi dei giocatori di una squadra di baseball. Costello chiede al suo partner chi è il giocatore in prima base, e Abbott gli risponde che si chiama Who (che in inglese significa “chi”). “Who’s on first!”, continua a ripetergli, generando confusione nell’altro, il quale pensa che Abbott stia rispondendo alla sua domanda sulla posizione del giocatore (mi rendo conto che a spiegarla così non fa ridere, per cui meglio godersela in video e zitti):
In chimica inorganica, si dicono “basi” quelle sostanze che in soluzione acquosa si scindono dando ioni idrossido OH-; oppure, parlando di sistemi acido-base, le sostanze in grado di acquistare uno o più protoni da un’altra sostanza (acido): hanno l’effetto di far divenire rossa una soluzione incolore di fenolftaleina, e azzurra una soluzione rossa di tornasole. In chimica organica, invece, le “basi” sono i derivati contenenti azoto, ottenuti sostituendo con radicali organici gli atomi d’idrogeno dell’ammoniaca o dell’idrossido d’ammonio.
In riferimento agli stupefacenti, il termine indica la forma non-salificata di una sostanza che può essere vaporizzata o fumata (una forma che può avere un’assimilazione più rapida rispetto alla sua forma salificata, più comunemente usata per la somministrazione orale o endovenosa).
Fra’, nun sì ‘e ccà,
nun saje che ‘e a fa cu l’ammoniaca:
scarfa a nuvanta grad’ int’a cucina,
‘e frate mieje so’ chef, io arap’ ‘e ristorant’.
(luchè, ‘e cumpagne mie)
In napoletano, “base” è anche una delle tante parole usate per indicare “la piazza” (di spaccio). Molti anni fa ascoltai a teatro un pezzo di Lanzetta che parlava della solitudine del “palo”, quello che fa la vedetta alla base per avvisare dell’eventuale arrivo della polizia, uno degli ultimi gradini della scala socio-criminale. Non di rado, in effetti, si tratta di poveracci a malapena organici al Sistema, che tirano fuori non pochi soldi per un lavoro che non sporca le mani e che forse proprio per questo, pur nella sua importanza strategica, è tenuto in poca o nulla considerazione.
E guardie stanno ‘nculo, ormai se so’ ncullate
vacce a spiega’ che ‘e a fa’ magna’ ‘e criature,
biberon, ciuccio, pannuline e ‘n ce a faje cchiù a senti’ “pipì e puppù!”.
Perciò staje abbascio all’edificio e cirche e te fa’ ricco,
e si ce daje ‘o dentifricio sicc’ chill’ s’o pippa pure.
Ma diciteme vuje: quale persona nun vulesse nu burzone ‘e Loui-V
chin’ ‘e fasul’ e parti’ a luglio? ‘E a fa’ sule duje biglietti!
Fitta ‘na vettura e vire comme te divierte,
invece ‘e a bere latte Berna scaduto, si addeventato sgarrupo,
t’adatti o fernisc’ int’a ‘na traversa vattutto
cu tre ‘nfamune ca colpiscen’ a turno ‘a cavia d’a caccia notturna.
Craccomani acrobati arrobbano ‘ncopp’ e balcune,
perdono ‘o malloppo pe’ fujì d’e robocòp,
Range Evoque, roba over’ io e Rocco!
(nto ft. rocco hunt, quante cose)
a cura di riccardo rosa