
Una cosa che mi hanno insegnato molto tempo fa è che quando si scrive, o si interviene in un consesso pubblico, bisogna saper far emergere la rabbia ma occultare il livore.
Rabbia: Irritazione violenta, spesso incontrollata, provocata da gravi offese, contrarietà o delusioni; oppure sorda e contenuta, dovuta a sdegno o dispetto, senso d’impotenza o anche di invidia.
Livore: Astio o rancore astioso.
(da: google.com)
Una decina d’anni fa i redattori di Monitor mi fecero riscrivere più volte un pezzo-invettiva contro il gruppo comico dei Jackal, perché tracimava, appunto, livore da ogni parola.
I video dei Jackal ammiccano caricando all’estremo i personaggi del cosiddetto “popolino”, enfatizzandone a dismisura il dialetto, le movenze, le abitudini più colorite, insomma tutto quanto si può reputare, a seconda della convenienza, ora pittoresco ora intollerabile. Anche quando non si dà addosso ai parcheggiatori abusivi o ci si fa beffe delle vrenzole (al limite della denuncia i video in cui due ragazzi discorrono tra loro, imitando male le donne dei quartieri popolari, con un accento taroccato quanto quello del poliziotto italo-americano dei Simpson), l’immagine della città è talmente stereotipata da risultare grottesca anche per il turista tedesco o americano. (riccardo rosa, the jackal, la napoli che viaggia in rete)
Un giornalista molto bravo nel suo genere – quello di attaccare i potenti, in particolare quelli legati al mondo del giornalismo, con articoli al vetriolo ma lasciando sottoterra l’ascia del livore – è stato Nello Cozzolino, che per molti anni ha gestito un blog, dal nome Iustitia, interamente dedicato a questa funzione. Piccolo capolavoro è un pezzo del 2005 che smascherava l’ambiguo iter con cui il paladino della legalità Francesco Emilio Borrelli aveva ottenuto il tesserino di giornalista professionista.
Il 25 novembre 2003 Borrelli comincia il praticantato giornalistico alla redazione di Lamezia Terme, un centro di settantamila abitanti della Calabria centrale affacciato sul Basso Tirreno. Lamezia ha l’aeroporto, ma non ci sono voli diretti con Napoli; per raggiungerla rimangono il treno, con tre ore e mezzo di Eurostar, se va bene, o 390 chilometri di autostrada. […] L’assunzione viene comunicata al neo-praticante dall’amministratore unico di Teleregione, Domenica Sarnataro, come il marito Giuseppe Giordano dal 21 ottobre agli arresti domiciliari. […] Ma torniamo a Borrelli e alle bizzarre modalità con cui viene assunto: teleradioreporter con contratto a contribuzione zero per l’editore […]; la precondizione per ottenere gli sgravi è lo stato di disoccupato di chi deve essere assunto. Anzi, la legge 407 è applicabile soltanto ai disoccupati di lunga durata, lavoratori che da almeno due anni sono in cassa integrazione o senza lavoro. […] Ma Borrelli il lavoro ce l’aveva ed era anche un lavoro ben remunerato: come staffista dell’assessore Monti aveva un compenso pari allo stipendio base di un redattore ordinario e poi come assessore della terza provincia d’Italia percepiva, e percepisce, una retribuzione di seimila euro al mese. Va infine segnalato che […] “non è possibile svolgere il praticantato quando si ha un contratto, anche di consulenza, in esclusiva con un ente pubblico (come il Comune o la Provincia di Napoli, ndr). Lo vietano gli articoli della legge 150 del 7 giugno 2000, che regola la comunicazione pubblica”. (nello cozzolino, un telereporter a lamezia terme)
Col tempo credevo di aver imparato a distinguere anche io tra questi due nobili sentimenti, eppure in settimana, dopo la pubblicazione di questo articolo, una redattrice del giornale mi ha detto: «Ma alla vostra età scrivete ancora questi pezzi?» (in realtà il vero punto è che pezzi così non li scrivono i redattori e le redattrici più giovani, ma questa è un’altra storia).
Mussolini è il più grande bluff d’Europa. Anche se domattina mi facesse arrestare e fucilare, continuerei a considerarlo un bluff. Sarebbe un bluff anche la fucilazione. Provate a prendere una buona foto del signor Mussolini ed esaminatela. Vedrete nella sua bocca quella debolezza che lo costringe ad accigliarsi nel famoso cipiglio mussoliniano imitato in Italia da ogni fascista diciannovenne. Studiate il suo passato. Studiate quella coalizione tra capitale e lavoro che è il fascismo e meditate sulla storia delle coalizioni passate. Studiate il suo genio nel rivestire piccole idee con paroloni. Studiate la sua predilezione per il duello. Gli uomini veramente coraggiosi non hanno nessun bisogno di battersi a duello, mentre molti vigliacchi duellano in continuazione per farsi credere coraggiosi. E guardate la sua camicia nera e le sue ghette bianche. C’è qualcosa che non va, anche sul piano istrionico, in un uomo che porta le ghette bianche con una camicia nera. (ernest hemingway, by-line)
Lo scorso fine settimana è andato in scena a Roma il Cage Warriors 189, incontro di MMA tra l’irlandese Paddy McCorry e l’israeliano Shuki Farage. Dopo avere atterrato il suo avversario, il pugile irlandese lo ha bloccato a terra e mentre gli assestava altri colpi gli ha urlato più volte nelle orecchie di andare a fare in culo e, soprattutto, “Palestina libera!”. All’annuncio della vittoria, decretata all’unanimità dai giudici, McCorry ha alzato una bandiera palestinese e ha nuovamente gridato “Free Palestine!”, applaudito dal pubblico.
Esattamente cinquant’anni fa usciva uno dei pezzi più belli e poetici di Joan Baez, scritto qualche mese prima, successivamente a una telefonata notturna del suo ex compagno Bob Dylan, che come sempre “lasciava vaghe le cose importanti”, ma la chiamava per capire se lei fosse ancora innamorata di lui.
Con l’eleganza che la contraddistingue, Baez domina il livore e assesta due o tre colpi al suo vecchio amante (il più divertente è “unwashed phenomenon”, espressione con cui Dylan era stato definito anni prima da un portiere di un albergo nel quale avrebbe voluto prenotare una stanza, proprio insieme a Baez). La cantante alla fine scarica il suo poeta, dicendogli in sostanza che “ha già dato” e non ha intenzione di accettare più né i suoi diamanti né la sua ruggine.
Qualche anno dopo, in un festival in Texas, Baez avrebbe cantato il pezzo cambiando le parole finali, e ricevendo un’ovazione al suo: “E se hai intenzione di offrirmi diamanti e ruggine… prendo solo i diamanti”.
Now you’re telling me | E ora mi dici
you’re not nostalgic | che non hai nostalgia
then give me another word for it | e allora dammi un’altra parola per dirla
you who are so good with words | tu che sei così bravo con le parole
and at keeping things vague | e a lasciare le cose vaghe,
‘cause I need some of that vagueness now | perché ho bisogno di un po’ di quella vaghezza ora
it’s all come back too clearly | che tutto mi torna così chiaro.
Yes, I loved you dearly | Sì, ti ho amato dolcemente
and if you’re offering me diamonds and rust | e se mi stai offrendo diamanti e ruggine
I’ve already paid | ho già pagato.
(joan baez, diamonds and rust)
a cura di riccardo rosa