La Lazio si prepara a una stagione di transizione, dove l’unica parola d’ordine è stabilità economica. Senza l’Europa e con l’indice di liquidità destinato a sparire da gennaio, la società di Claudio Lotito dovrà affrontare un periodo di contenimento finanziaroo in attesa di tornare pienamente operativa a partire dal 2026. Niente aumento di capitale, come sempre nella gestione ventennale del patron biancoceleste, ma tagli mirati: fuori gli esuberi, ingaggi ridotti e rosa più snella, in linea con la preferenza di Sarri per gruppi compatti e funzionali.
L’obiettivo è rientrare nei nuovi parametri UEFA, mantenendo il rapporto tra costo del lavoro e ricavi sotto l’80%. Senza i proventi delle coppe (nel 2023 i ricavi erano 128 milioni, nel 2024 si scenderà ulteriormente), l’unica strada è quella del rigore: il monte stipendi è già calato sotto i 97 milioni, ma sarà necessario tagliare ancora per arrivare al 30 settembre con conti in ordine. Se il piano verrà rispettato, a gennaio il blocco del mercato sarà rimosso dalla Uefa. In caso contrario, si procederà con operazioni a saldo zero.
Intanto il ds biancoceleste Mariano Fabiani segue fedelmente il piano triennale: vendere bene e investire con criterio. Tchaouna è un esempio riuscito, mentre altri esuberi come Basic, Fares e Kamenovic pesano ancora sui bilanci. Le prossime scadenze contrattuali riguardano sette giocatori nel 2025 e dieci nel 2027: da ottobre si potranno discutere i rinnovi con decorrenza 2026. Trattenere i big (Romagnoli, Guendouzi, Gila, Rovella) sarà cruciale per non compromettere il futuro. Ma accontentarli oggi è difficile. Serve un “patto di stabilità” anche con la squadra, per superare l’autunno e rilanciare il progetto a primavera.