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Nel 2022 Apple presentò l’anteprima di una nuova versione di CarPlay, il suo sistema per collegare gli iPhone ai sistemi di bordo delle automobili. Nelle immagini della presentazione compariva un grosso schermo che si sviluppava orizzontalmente lungo tutto il cruscotto dell’automobile, e il software di Apple ne occupava una buona parte con sezioni (widget) dedicate a calendari e previsioni meteo e la possibilità di controllare la temperatura interna. Apple sembrava insomma intenzionata a occupare sempre più spazio a bordo delle auto, gestendo sempre più elementi del veicolo.
Da allora, però, molte aziende automobilistiche hanno cambiato approccio riguardo a questa tecnologia: sono diventate più protettive sugli schermi presenti sulle proprie auto, su cui stanno investendo sempre di più. In diversi casi hanno rifiutato di installare la versione potenziata di CarPlay, che si chiama CarPlay Ultra ed è entrata in commercio a maggio, così come Android Auto, il corrispettivo prodotto da Google, decidendo di sviluppare software proprietari.
Nel 2022 Apple citò una lista di quattordici produttori disponibili a usare CarPlay Ultra, molti dei quali fin da subito in realtà si mostrarono quantomeno scettici o incerti sul da farsi. Secondo un articolo del Financial Times, ad esempio, Renault ha recentemente intimato ad Apple di «non provare a invadere i nostri sistemi». Anche Mercedes-Benz, Audi, BMW, Volvo e Polestar hanno rifiutato di installare il nuovo software.
Delle quattordici aziende citate da Apple nel 2022, solo una (Aston Martin) ha già adottato il sistema, mentre Nissan, Ford e Jaguar Land Rover stanno ancora valutando l’offerta. Altre aziende, invece, come Hyundai, Kia e Porsche, hanno dato disponibilità a integrarlo nei prossimi modelli.
L’esitazione di una parte del settore automobilistico nei confronti di questa tecnologia non è una novità. Nel 2023 General Motors decise di escludere sia CarPlay che Android Auto dai modelli elettrici del gruppo, per dare priorità al software proprietario dell’azienda.
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La prima versione di CarPlay fu resa pubblica nel 2014, in un momento in cui le aziende automobilistiche non avevano investito molto sui software e sulle interfacce video. All’epoca la prima azienda a utilizzarlo fu Ferrari, con il modello FF, ma presto seguirono tutti i principali gruppi del settore, come General Motors, Volkswagen, Toyota, Nissan e Stellantis. CarPlay Ultra, tuttavia, ha ambizioni diverse. Viene visualizzato su più schermi e può mostrare la temperatura dell’abitacolo, la velocità e il livello della benzina, estendendo molto le sue funzioni, che di solito si limitano alla visualizzazione delle mappe e all’ascolto di musica in streaming.
Nel corso degli anni, gli schermi sono diventati un elemento fondamentale delle automobili. Il cosiddetto “infotainment”, parola nata dalla fusione delle parole “information” e “entertainment”, è un business in crescita, molto interessante per le aziende automobilistiche.
Come ha spiegato un analista della società di consulenza McKinsey al Financial Times, il mercato dell’auto «ha raggiunto o è vicino al suo picco in termini di vendite», e i produttori stanno cercando nuove misure per aumentare i loro guadagni. Una tendenza in corso da qualche anno riguarda proprio l’infotainment e gli acquisti “in-car”, ovvero le transazioni economiche effettuate direttamente dall’auto, a cui è collegata una carta di credito, come accade con i dispositivi elettronici personali.
Secondo alcune previsioni di mercato, il giro d’affari degli acquisti “in-car” è destinato ad aumentare, e potrebbe superare i 580 miliardi di dollari nel 2030. Alcune aziende si stanno già muovendo in questa direzione: nel 2023 Skoda ha annunciato un piano sperimentale per consentire agli utenti di pagare il rifornimento di carburante direttamente dall’automobile.
Vista la flessione delle vendite e la concorrenza dei marchi cinesi, l’obiettivo delle aziende occidentali è di monetizzare gli acquisti di servizi, garantendo ai produttori entrate economiche continue nel corso del tempo. In questo senso, l’espansione dei servizi di Apple (e di Google) all’interno dei loro veicoli rappresenta un rischio notevole per queste aziende.
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Anche la vendita e la gestione dei dati generati dall’utilizzo delle auto sono un business potenzialmente interessante, per quanto Apple abbia precisato di non poter avere accesso direttamente ai dati delle automobili che usano CarPlay Ultra. Un report della società di consulenza Capgemini ha stimato una crescita continua di questo tipo di entrate, che potrebbero arrivare a 3-4 euro mensili per veicolo entro il 2030 (contro i circa 35 centesimi mensili per veicolo del 2022).
Nonostante tutto, il rifiuto di CarPlay Ultra rappresenta un rischio per molti produttori del settore. Secondo diversi sondaggi, infatti, CarPlay risulta il servizio di infotainment preferito dagli utenti (con una valutazione di poco superiore a quella di Android Auto, che è comunque alta), mentre i software sviluppati dalle aziende automobilistiche sono spesso meno graditi o di qualità inferiore rispetto a quelli di Apple e Google.
L’unica vera eccezione è Tesla, che ha puntato sin da subito su software, interfacce e acquisti “in-car”, proponendo un’esperienza del tutto diversa. Il software delle auto Tesla, infatti, può essere aggiornato come un computer, e gli utenti possono installare funzionalità aggiuntive a pagamento.