Aurelio De Laurentiis ieri a margine della presentazione dei ritiri ha rilasciato alcune dichiarazioni a Rete 8 esprimendosi in questo modo: “Quanti anni ha lei? (Al giornalista, ndr). E perché lei a 25 anni appartiene a quei rompicoglioni di televisioni stantie, vecchie, che devono sempre parlare delle cose che non funzionano e non delle cose che in Italia possono funzionare? Se l’Italia va male è anche per colpa vostra. Quando io la sera ceno e vedo che un telegiornale della disgrazia, io mi tocco le palle. Non si può rompere i coglioni agli italiani facendo dei telegiornali pieni di cattive notizie. Voi dovete essere ottimisti, se non lo siete voi giovani ma chi ca**o deve esserlo? Facendo così portate sfiga e uno si rompe i coglioni”.
Arriva la pronta replica dell’Ordine Giornalisti Abruzzo: “Toccarsi i genitali, come gesto apotropaico, fa il pari con altre amenità tipiche di certi personaggi che frequentano il mondo del calcio o addirittura ne sono protagonisti come il Presidente del Napoli, De Laurentis. Questi, a suo dire, ogni volta che guarda un telegiornale fa ricorso al più teatrale dei gesti contro la sfiga, toccarsi in quel posto. E chi altri porterebbe più sfiga se non i cantori delle tragedie umane, ossia i giornalisti, secondo il credo del Presidente del Napoli?
Il collega di Rete 8 e del quotidiano Il Centro, Daniele Cristofani, che si è visto apostrofare come portatore di sfiga, con una sola battuta ha messo il Presidente del Napoli a sedere tanto che è stato costretto a ripetersi evidenziando la sua scarsa inventiva.
Presidente, altri grandi del calcio hanno fatto ricorso a metodi più interessanti sotto il profilo antropologico e, se vuole, anche meno volgari. C’è stato chi si è dotato di un mago personale, qualcun altro ha indossato calzini “portafortuna” o ha messo la bottiglietta-amuleto sulla panchina. Chi non calpesta le righe del campo e chi riempie lo spogliatoio di aglio. Insomma, quando guarda il telegiornale eviti di farlo a pranzo e a cena non saprebbe come portare il cibo alla bocca, ma non per colpa dei giornalisti ma dei fatti del mondo”.