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Sta finendo la RAM

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A causa della grande domanda di componenti elettronici da parte del settore delle intelligenze artificiali, il mercato globale delle memorie (RAM) per il computer è in un momento difficile, con forti carenze e un forte aumento dei prezzi. In pochi mesi sono quadruplicati per alcune tipologie di RAM e gli analisti si aspettano conseguenze per buona parte del settore tecnologico, compreso quello che riguarda i beni di maggior consumo come smartphone, computer e console per i videogiochi.

Oltre che alla domanda, l’aumento dei prezzi è dovuto alla fine di un precedente periodo di sovraproduzione e al particolare modo in cui è organizzato il mercato globale delle memorie per i computer. Per molte tipologie di RAM il settore è un oligopolio di tre aziende – SK Hynix, Samsung (entrambe della Corea del Sud) e Micron (Stati Uniti) – che da sole controllano circa il 90 per cento di molti ambiti produttivi. Negli anni queste società sono state accusate di concordare i prezzi, danneggiando la concorrenza, ma al tempo stesso hanno reso possibile una certa stabilità dei prezzi e una regolarità delle vendite nonostante le oscillazioni della domanda tipica della tecnologia di consumo. Del resto, senza la RAM, non funzionerebbe nulla.

RAM sta per Random Access Memory ed è la memoria di lavoro dei dispositivi elettronici. Se il disco rigido è la biblioteca dove sono conservati tutti i dati, la RAM è la scrivania dove i dati vengono consultati e trasformati. È estremamente veloce rispetto al disco rigido e può quindi fornire al processore del computer tutto ciò di cui ha bisogno per fare i propri calcoli. Nel tempo sono state sviluppate molte versioni diverse di RAM, termine che viene usato colloquialmente quasi sempre riferendosi al tipo più diffuso, la DRAM (Dynamic Random Access Memory).

I data center per sviluppare e far funzionare i sistemi di intelligenza artificiale hanno bisogno di enormi quantità di memoria ad alta velocità, di conseguenza negli ultimi anni sono diventati tra i principali clienti dei produttori di DRAM. Acquistano in particolare schede grafiche (GPU) potenti con al loro interno un tipo di memoria più elaborata (HBM), prodotta con una tecnica complessa che richiede una quantità di wafer di silicio superiore rispetto alle DRAM che solitamente si usano nei computer (i wafer di silicio sono la base di materiale semiconduttore su cui vengono realizzati i minuscoli circuiti integrati).

L’ispezione di un wafer di silicio (Intel Foundry via AP)

Il maggior consumo dei wafer per quel tipo di memoria contribuisce alla minore capacità produttiva per le DRAM impiegate in altri dispositivi, e questa scarsità alimenta ulteriormente il problema dei prezzi. Da qualche tempo SK Hynix, Samsung e Micron hanno orientato una parte importante della loro produzione verso il settore delle intelligenze artificiali, che almeno per ora può garantire contratti per loro vantaggiosi sia in termini economici sia di durata degli investimenti. Alcune delle principali aziende come OpenAI hanno avviato progetti per la costruzione di giganteschi data center, che avranno bisogno di un’enorme quantità di computer con processori e memorie molto veloci.

Come era già avvenuto con le GPU, i primi ad accorgersi dell’aumento dei prezzi sono stati gli appassionati di videogiochi, che assemblano i loro computer e li potenziano con kit di DRAM per avere migliori prestazioni di gioco. Alcuni dei kit più richiesti negli ultimi tre mesi sono passati da 80 a 300 dollari, ma ci sono stati casi di sistemi più avanzati passati da 190 a 700 dollari. I prezzi variano così velocemente che alcuni negozi hanno iniziato a vendere le RAM come si fa con il pescato del giorno, aggiornando di continuo le richieste per i singoli clienti.

Le RAM utilizzate sui computer che si acquistano già assemblati o quelle contenute negli smartphone sono relativamente meno elaborate, ma secondo gli analisti potranno esserci ugualmente rincari a causa della forte domanda che sta interessando in generale il settore, a fronte di una capacità produttiva che non è cambiata. Tra settembre e novembre Samsung ha aumentato i prezzi di alcuni chip di memoria per i server, con rincari che hanno superato il 60 per cento.

I produttori di smartphone e computer non hanno ancora aumentato in massa i prezzi, perché acquistano i componenti in grande quantità in anticipo, e hanno quindi riserve che smorzano l’impatto di un rincaro almeno nel breve periodo. Nelle prossime settimane le cose potrebbero però cambiare con produttori, come Dell, Lenovo e HP che hanno avvertito di imminenti modifiche nei prezzi.

Il cantiere di Stargate, l’estesa area di data center che sta facendo costruire OpenAI in Texas (REUTERS/Daniel Cole)

Alcune aziende, come Lenovo, stanno provando ad accumulare memorie e altri componenti in modo da ridurre gli aumenti dei prezzi e quindi non scaricare il problema completamente sui loro clienti. Altre società ridurranno la capacità della RAM nei loro dispositivi, oppure cercheranno di risparmiare altrove utilizzando per esempio batterie con una durata inferiore o schermi più economici. Apple dovrebbe avere meno problemi, sia perché ha relazioni storiche e contratti molto solidi con i principali produttori di memoria, sia perché potrà permettersi di assorbire parte degli aumenti senza rivedere in modo significativo i prezzi per i propri clienti.

Per attenuare il problema, Samsung e gli altri dovrebbero aumentare la produzione, o rivedendo alcuni processi oppure costruendo nuovi impianti, ma per ora non sembrano essere molto interessati a farlo. Per via delle esigenze degli sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale, la domanda continua a essere alta nonostante i prezzi, e questo sta garantendo importanti ricavi per chi produce i vari tipi di RAM. Per esempio, Micron ha decuplicato il proprio utile netto passando da 778 milioni di dollari nel 2024 agli oltre 8,6 miliardi di quest’anno. Per Samsung il solo settore delle memorie costituisce circa un terzo di tutti i ricavi nei numerosi ambiti in cui è attiva, dai televisori agli smartphone passando per gli elettrodomestici.

Per ora non sembrano esserci piani per ampliare la capacità produttiva, anche perché il settore solo pochi anni fa aveva avuto il problema opposto. Durante la pandemia da coronavirus, la domanda di PC, smartphone e altri dispositivi era aumentata notevolmente, portando i produttori ad aumentare la produzione. Con la fine della fase più intensa della pandemia, si era registrata una rapida riduzione della domanda e di conseguenza un surplus di DRAM e di NAND (i tipi di memoria utilizzati per immagazzinare velocemente i dati). Ci fu un forte calo dei ricavi per i principali produttori che determinò un mercato delle memorie a prezzi bassi, spesso al di sotto dei costi di produzione.

Il successivo taglio alla produzione e lo spostamento di alcuni investimenti verso attività che rendono di più, come la costruzione delle memorie per i server usati per l’intelligenza artificiale, hanno portato all’attuale situazione di scarsità che nel prossimo anno potrebbe riflettersi sull’elettronica di consumo.

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